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lug 2, 2008 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Ercùle, Magiste e la Cornucopia.
Quest’anno niente zaino in dove metterci le pieghe dell’albume.
L’afa non sarà surriscaldata ed i sandali non si sbricioleranno fra nafta e onde come quasi di un giro esatto a distanza di un anno.
S’è giocato al lotto un volo diverso, incipriato di verde e onesto.
Più che altro denso. Meno miglia e più cazzuola, dritti alla méta passando per la filiera dei follicoli frementi.
Batti giù il muro, tira su la pianella, sfratassa la vita che per ora raddoppia.
Poi, ‘sa mai, si farà pure certo un tris.
Zen orobico in trepida attesa di forgiarsi bucolico e col sorriso grande, pronto con un poker di mani ad accogliere gli umani dal sapore amico intriso.
Prego, accomodatevi, ma che bello qui.
Costina? Braciola? Ce n’è per tutti, ce n’è per noi.
Vado a rifarmi il rendering.
giu 30, 2008 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Foxtrot.

A sö stüf, a sö pecét!
Afferra l’impulso e stritolalo di santa pazienza.
L’alzata al gallo onirica di progetto già scritto spesso non corrisponde al reale aspetto del mondo a omnipresente immagine e somiglianza d’altro.
L’apertura della valvola a cascata del tuo rimmel reattore di sciagurata portata non può tangere le mie rotule nè tantomeno le mie orbite.
Le variabili tendenti a più infinito devono essere cogitate per farne uno sbuffo e accettarne la rotazione.
La voluta del tenersi a controllo tutto per tutti non ha un senso, non ha una volta e porta già connotata la direzione sbagliata.
All’atto del diverso andamento basta inspirare e mai e poi mai scattare, basta sciogliere i neuroni prima della pancia, basta insomma baciarsi, sgrullarsi e vuotarsi la riempita d’altri.
Sti cazzi.
giu 27, 2008 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Prodotto interno lordo.

L’abolizione della mielosità.

Succede perchè è il ciclo, è naturale, è istintivo, è animale.Il contorno affascina il tuo sembrare questo un mondo migliore ma: no no,non è così, non è nemmeno mondo questo. Forse.

La crisi contribuisce alla fratellanza, la scelta di contrapposizione fra destra e sinistra funge da archetipo sul quale si basa la devianza.Via, sostituzione in corso con un conclave di atei piedistallato ad assemblea.
Addio opposte fazioni fonte di pochissimi secoli diatribati.
La convinzione sta nel primo granello. Poi i post dei posteri emetteranno la sentenza ma resta la certezza che serva una prima fiammella.
Ecco i mie polpastrelli sbruciacchiati qui a contarla: vomitate i sudoku incasellanti. All together now, senza suoneria.
Più Beatles.
Altrimenti altro che bruciare il disavanzo e spolparsi in pasto ai burocrati.
A scatafascio, beati e ‘gnoranti.
giu 24, 2008 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Cabinovia.
Ma per la mano stretta
nessuna paura non detta
spigola a stecca.

Poli a vapore catodici nel dolore, loghi per lombi pronti al taglio e saponette per lavarsi via dell’altro. Quando è successo che mi son scordato di spruzzarmi via il veleno? Mi scordo sempre i fattori importanti, ne inverto gli ordini sperando di sovvertire l’imponderabile per poi fingere d’adeguarmi al dividendo che ottengo. E’ una funzione trigonometrica che eccelle nell’esposizione a catena di cellule elevate al cubo dei miei desideri.
Ci sarà un online di gestionale dove potermi contare le patate, disquisire sugli acquisti delle mie cicatrici ed incrociare i dati su frequenze radio inerenti a quando avevo i capelli: appena lo becco non me lo faccio sfuggire di per certo. Me lo sbocco nel gargarozzo fino a dove scende il fresco prima di inclinarmi sul mio personale tappeto d’erba che guarda sempre il cielo mentre crescono gli insetti e mi leccano i piedi.
Vado: meglio che torno a cercarmi un santo patrono dall’aureola d’oro e il portafoglio colato nel vuoto d’un credo a mezz’aria fra terra e cielo.

giu 11, 2008 - Senza cicatrici    Dicevi?

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On/Off.

Mi appisolo di altri mentre stan cercando di vendermi sughi consumati di vite a birillo.
E si vantano, persino. Sbrodolando oltre il cortiletto in miopitura da regno ma tolta le lente non rimane neanche l’effetto. I grandi sono altri, i banali sempre contrari. Gli amici annaccquati sul serio anche se basterebbe il verbo per rendersi speciali. Loro sì che andrebbero premiati e non questo rotocalco unto da barbiere per pelati.
Mi si frustano i conteggi dei minuti tentando di scovare almeno un accento diverso ma incoccio sempre in chi si crede quello e chi si crede bello.
Resto affascinato per più di un secondo di troppo da questa ‘ü’, ad esempio.
Ci si potrebbe costruire un mondo gutturale e immenso.
Quasi quasi riapro i miei chakra e mi svendo. Tanto per rivedermi da vecchio nello splendore del gesto, confuso fra la folla del mattino al mercato del pesce mentre si tasta chi non ha più ne ha mai avuto veramente bisogno d’aria.
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