gen 17, 2015 - Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

E’ cresciuto, è tornato, se n’è andato.

Nu poco più per piacere
io già lo so
stanno raccontando le cose
tu nun me po’ capi’.

Ciabatte appoggiate lente
affamate di ringhiere scrostate
sale che adora il mare
arrabattandosi l’ingegno
mentre fuori tramonta.

Ciotoli annaffiati, scogli spogliati,
la neve buona per una cartolina,
le vocianti e i cani sciolti,
nuove nuvole sollazzano l’hotel.

Sferraglia intra i vicoli
sfugge la pietra arsa
ascolta il racconto dell’acqua
che non fa per nulla rumore
ride senza un tempo di ritorno
e riflette quel tuo bagliore.

dic 22, 2014 - Polaroid    Dicevi?

Ti rincorro

Eh: il buon 25,
questo è il tuo terzo.

Accovacciati,
vieni qui al fianco:
stammi stretto stretto.

Senza quale senso
sarebbe il mondo, adesso?
La prima scoperta del tutto,
una parola nuova
al darne un posto giusto.

quasi

L’immenso di questo pauroso Copernico,
la storia d’altri spettatori
che quando ti scorre diviene migliore
passi ad immortale,
sai che sarà la ragione
per cui il tuo sguardo
cerca il mio esempio
e il tuo semplice ascolto
è un complesso dono.

Cerco e ti spiego,
m’accartoccio difronte al cielo
provo col racconto
e ti sorprende il coro del fuoco,
ridi e l’eterno vorrei fosse qui adesso
ma già sei altro e ti rincorro
lieve al passo
del tuo essere il mio canto.

dic 1, 2014 - Cicatrici    Dicevi?

Racconto l’universo

Incedo l’accordo col passeggio del piano
salgo verso il tuo mento senza una carezza di accenno
al capoverso t’osservo con un rimprovero pentito del siamo
quello dicono sia il calore del sole acerbo
pare un apogeo dinamico troppo rapido.

Correggo il bugiardino futuro
a mio uso e consumo pudico:
un’appartenenza oscillante
tra il battito e la sua attesa
fachiro del mio destino turbante,
levigato ambrato e niente resa.

ubi

Punge irritato il guasto al megafono
mentre compro al banco un contegno d’altri
muta la pelle e vaga lo sguardo
senza soldi per un’anima da saldi
racconto l’universo al mio infinito atomo.

nov 6, 2014 - Senza cicatrici    Dicevi?

Per quel che costa

Appuntando le scie delle nuvole
mi determino inutile fisso
penso al ritorno e al desiderio
aggrovigliando i colori
sbucciando i profumi
mi perdo, un fesso.

Formiche d’arazzo
sparpagliate disturbate
dov’è che andate?

Sul banchetto dei fiori
passato il vento
resta un narciso circospetto
che spettegola un pianto
baciando se stesso.

T’ho perso gli occhi
sotto al bicchiere
del mio antro lunare
ora che posso sentire
di notte l’ombra
ed il rumore che porta
mi affanno alla sedia
e pago la vita
per quel che costa.

ott 8, 2014 - Senza cicatrici    Dicevi?

Cerca che ti passa

Stai qui i tuoi anni
che non son niente:
sei massa,
sei briciola,
sei corpo
che cade latente.

Che ti affanni?
Che misteri
in quel neurone
che ti ritrovi.

Sei peso portante
in gravità assoluta,
sei senza spiegazione,
sei essere
perchè ti ritieni di esserlo
ma non è detto.

E se lo credi
non hai idea del fonema,
la tua stessa essenza
non è comprensibile.

Non sai,
l’universo non ha tempo:
più dell’immenso
bruci l’incenso.

Chi te lo fa fare di crederti,
chi ti disegna centro di un passaggio?
Probabilmente tu sei anche me
ed io son mio avo,
arsenico e concetto.

Alla fine
accettiamo le regole fisiche
per non impazzire,
perchè sappiamo
che prima di quell’oltre
la valvola ci blocca con la sicura,
perchè il grande perchè
non ti risponde
ma ti mantiene diverso,
attento e valutante,
assente e sollevato
rispetto al costo del denaro
o al litigio del tuo vicino
perchè hai capito
di non aver ancora capito.

Cerca,
che ti passa.

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