lug 11, 2005 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Ah! S’avessi d’inchiostro il corpo.

La mia stella polare maldestra
ha smesso la rotta da tempo
screpolata in una maglia da pesca
e cullata nel grembo del vento.
Tanto tempo fa in una galassia so far so far
c’erano le mie gambe impolpacciate tornite dalla voglia di far quello che sono nate per fare.
Sopra lo scoglio del collo mi lasciavo andare all’istinto asinino fetale e non curavo ne curo tutt’ora l’aspetto del mio apparire sghembo.
Andavo tanto per non pagare, mi muovevo col solletico al culo di un animale banale e
adoravo i tramonti.
Passavo intere giornate ad ammirare i tramonti.
Più che un vivere era un sottobosco d’umori e voglie, gelati e sgelate.
Non ponevo il dubbio, non ero conscio: andavo fiume sfociando senza accorgermi degli emissari e non temendo nemmeno influenti affluenti.
Ora
le maniche sono arrotolate
sotto le ascelle mi cola sempre il sudore
ho imparato a conquistare la pezza con la quale mi bendo
ed un centimetro squadrato del mio fare
non fa più parte di quell’andare.
Non ancora lo accetto questo convivio
resto in panni che non ho chiesto
e che bramo restituire al più presto
questo d’istinto riflesso
ma passa il giorno
accavallato agli insonni
e ridendomi dice
che l’uomo così vien su
s’irrigidisce di creta
solo con la pazienza
d’imparare a muoversi
stando fermi.
E allora incartato
aspetto che mi secco
e dal mio busto di gesso
sputo in alto
ricadendo su me stesso
mi godo fisso
il tramonto eterno
e aspetto.
La mia stella polare maldestra
ha smesso la rotta da tempo
screpolata in una maglia da pesca
si culla nel grembo del vento.
lug 7, 2005 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Mind the gap.

Tra un po’, diciamo un anno, scuoterò il capo e ripercorrerò nitido le linee colorate stringendo forte il mio carnet dal risparmio di tre sterline.
Rivedrò Antonino commemorare Kings Cross dal plasma grande con poco sangue.
Tra un po’ più in là, diciamo tre anni, avrò nostalgia e spolvererò via la polvere tenendo la sinistra eccentrica.
Sarò pur sempre immerso nel mio via vai e la placida calma degli andamenti in soccorso trasmuterà nella capacità di organizzarsi difronte ad un disastro da anni collaudato in un secondo.
Tra un po’ di molto più in là, diciamo dieci anni, oltre le vittime saranno accertati i mandanti e brucierò difronte al caminetto l’ennesimo libro indagine dopo quello finito nel G8 del cesso.
Nel frattempo avrò contato altre stragi, avrò messo a letto altri bimbi e forse per risvegliarmi mi avranno attentato.
Si, lo so, cadono uguali sull’asfalto e sulla sabbia.
Il polso
ci fa andare avanti
star su belli dritti
dimenticare in fretta
ripulirci dal fumo
con le lacrime.
Tra un po’,
saremo solo
che più forti.
Mi dispiace,
assassini del cazzo,
l’umano
è più scaltro.

Uff, s’è rotta ancora!
Damn it, un’altra volta, cosa c’ha stamattina…
Tutta la linea ferma?

lug 4, 2005 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Torna a casa presto,
che fuori fa freddo.

Non mi viene da dire.
S’è inceppato il compimento del pensiero,
dentro oltrepelle c’è un omino che fugge
ripreso dal dietro
che alza la polvere
e scappa sgomento
con occhi asteroidi
troppo grandi per lui
pesano
di sconforto per passioni
appassite
e lo fanno ruzzolare
giù per la collina bianca.

Non mi viene da dire.
Hai da accendermi?
Così per incendiarmi
originale inizio per fumare
e lecco me stesso
come cane
dal cuore piccolo il doppio
ma riposto
nascosto
che non ricordo dove
che se lo cerco
vado altrove
raccolgo la mia testa patata
sbalzata giù
dal peso degli asteroidi

ricordi?

Ora la tengo

la testa
con una mano sinistra
troppo piccola
sopra il mento
ma non sono in bolla
ondeggio
e scuotendomi faccio terremoto
tanto che sento sotto i miei piedi
la Cina
la sento più vicina
allora allargo i polpastrelli
cerco le zampe delle galline
stringo forte le tempie
le stiro
e faccio l’uomo mandorla
candido
dal sapore di cioccolato.
Rutto me stesso
e mi sembro più bello.
giu 28, 2005 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Le mani a sud dei mignoli.
Solletico.

Ti han detto che quel qualcuno navigando baldanzoso l’asfalto
finì a sbucciarsi la pelle di onde?
E che un tempo c’era forse un tizio che s’alzava dal giaciglio
russando tutto il giorno all’incontrario
ma che una notte andò a sbattere il suo culo indeciso
contro il primo semaforo fesso al bivio?

Ti han mai parlato di quello che contava le stelle
e poi perse in un bicchiere d’acqua le sue penne?

La conosci la sintesi di quella principessa
che non diventava mai vecchia?
Beh deglutì
candeggina
poi si impiccò
assieme alla regina.

Risata.

E dell’eroe che non aveva mai macchia
cosa ne sai del giorno che sbagliò il suo lavaggio?
Perse il suo mantello
con dentro Pollicino
che ci s’infilò curioso sotto
macchiandolo del suo sangue quando
l’uccise un uomo onesto un uomo buono
scambiandolo per difetto
del suo stesso difetto.

Se non c’è pace davanti al tuo naso
cosa ti impegni a calmarti i nervi
lanciandoli a yatzee lontano dai seggi?

E ti han raccontato di quella tigre
che girava per la casa di un rassicuratore
che l’aveva adottata catino d’amore?
Beh se lo sbranò.

E di quando i fumetti hanno preso la vita
e Lobo divenne buono
dopo aver succhiato la testa
del suo ultimo nemico nella fossa?

E c’eri infine quando le favole scapparono
dal sonno del lieto fine
per andarsene a girare fra bordelli
ritornando più docili dopo le cecità
impregnata da schizzi perversi?

Presto ch’è tardi.

Se non hai pace soffiati il naso
pacato
che la farfalla del tuo starnuto se ne fotte.

giu 24, 2005 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Ronda.
Svuoto le parole scorticandone il cancello
svelto svelto graffio con la mia chiave di ferro:
incido con violenza incantata l’apertura
alla mia nuova risorsa umana congettura.
Capoverso d’istanza con l’occhio fisso al tremore
salomonico abbaio ad ogni cagna nitrata:
cameriere del mio bicchiere insapore
recito e scherzo con la mia salma cremata.
Così sballotto dentro al piumino d’oca imperiale
fuori stagione da almeno un buco da reame:
goffo, implume ed indigesto alle facce tagliate
e tarlo del mio canto castrato da fate sbagliate.
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