nov 10, 2004 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Sostengono fra perseveranza e abbondanza.


Sostengono fra perseveranza e abbondanza
Che la vita ti succede precedendoti con passo discreto, osservandoti.
Che devi costruirti un perché da dare ogni giorno alla tua esistenza affinché tu possa capirne almeno un briciolo al termine di essa.

Che è lecito indirizzarsi, scegliersi un campo e per ottenerlo
studiare per sudarlo
e
difenderlo per coltivarlo.

Che più sarà solido il recinto a difesa di esso e più saprai essere integerrimo.

Che dovrai altalenarti fra emozioni e indecisioni per modellarti e saldare i tuoi capisaldi.
Che non si ottiene nessuna gloria senza l’insistenza di averne sempre voglia.
Che sarai quello che sei.
Che senza trovarti non parti.
Che la tua crescita non è l’arrivo.

Poi il disonore
di un’ amore
allevia
l’illusione.
nov 4, 2004 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Dinamiche e mutamenti.



Dinamiche e mutamenti, quello che credi e quello che senti.

In mezzo alle affermazioni c’è il dubbio di non sentirsi quello che ci si fa credere di essere.

Togli il fulcro alla leva e sposterai il centro del mondo.

Solo, per favore, dopo l’amore, prima di farlo, abbi la cortesia di avvisare l’altro.

Te lo dico perché qui dalle mie ossa la cosa attualmente sembra capovolta.

E badabenedico sembra

Perché da molto si confonde l’ombra con la carne delle persone ed il limite gioca vile con i profili confondendosi con la bile.

Quel che era luce ora sforma in sfarfallio e quel che la notte avvolgeva ora non fa chiudere gli occhi di sera.

Tutto tace di plexigass ed il silenzio è d’arteficio nel frastuono: camuffato ad arte, dirottato fra la confusione sparsa ed insabbiato in sacche mobili di cartongessi in intenzioni.

Non ci sono più linee al delimitare della carreggiata ed il pantano m’ha risucchiato a lato dell’asfalto.

Ora ci sarebbe solo lo spazio per la ricerca del coraggio: quello che trovato fa deglutire amaro, ma che almeno dicono serva a rispettarsi a vicenda.

Eppure non succede quel che per esserlo deve per forza d’anime essere fatto come ultimo passo di quel che era quel che si diceva una coppia.

Non avviene perché mezzo, e poiché tale lasciato nel mezzo.

Mi rassegno dipingendomi un bersaglio sul petto.

Di quattro labbra non mi rimane che l’umidità ad indurirmi le spalle.

Girerò più coperto e svelto.
nov 2, 2004 - Senza cicatrici    Dicevi?

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fórse: fórse


‘ Avv. esprimente dubbio, incertezza, esitazione; nell’esprimere tale colorito il suo significato oscilla, secondo i casi, ora conferendo al discorso il senso di un avvicinarsi alla probabilità (specialmente se l’avverbio è ripetuto: forse forse), ora facendovi prevalere il senso del dubbio; tra questi due estremi sono possibili molte sfumature intermedie; talvolta in proposizioni interrogative dà alla frase un valore retorico, dando per scontata una risposta negativa (o affermativa se è preceduto dalla negazione: non forse) ‘

ott 28, 2004 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Indice alla tempia.
Continua a sblaterarmi addosso.

Piantala, osti, che mi sporchi.

El ghe da, el continua, el rompe i bale. E che coioni.

Gli puzza il fiato, gli alitano i piedi e mi storce ovuli, ossa, ninfee, narici e bulbi quando mi sta sul collo, ad un centimetro dalla saliva.
E ultimamente lo fa spesso.

Oppresso, basta.

Basta ho detto. Togliti dal mio angolo, lasciami pisciare in giro dove mi piace: se c’ho voglia di rintonarmi in curve sghembe lasciami fare.

E no: lui mi deve guardare, mi deve consigliare, mi deve osservare e lo sento sogghignare.
Ma va a cagare.

E poi gli argomenti, le cadenze, lo scialacquio della sua turba!

Almeno sii interessante invece di obiettare e sempre bacchettare e stare e stare e stare.

E continua, un tono sotto al giro di ottava, impertinente e irriverente di metadone.

Coglione coglione coglione.

Mi giro e non scappa, scappo e mi insegue, mi siedo e mi toglie la sedia. Stardo.

Accendo lo schermo ed è li dentro, perso nel nulla ed eterno catodico.

Leggo e mi perdo dopo il terzo capoverso a causa del suo frastuono silente.

Che cazzo devo fare, ti devo sparare?

SBAM! Tanto la rosa di pallini non ti soddisferebbe, vorresti un fiore ancora più rosso.

Scordatelo che recido.
ott 27, 2004 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Vacuo.


Non ce l’ho, mi manca, non ho più un nome.

Senza di te cosa vuoi sentirmi dire da altri: che sto bene, che ho fatto la scelta giusta,
che ti cercherai il prossimo ponte?

E le storte?

Le cose negli armadi?

La stella sullo specchio?

Guarda come mi guarda quella fottuta stellina ricordati di me spiaccicata sullo specchio?

E vaffanculo.

Certo che straccerò il tuo viso.

Ma il profumo?

Me lo togli tu di dosso?

E i sogni?

Me li cancelli tu i ricordi?

Nausea mi viene,

mi troverò un cesso.

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