lug 16, 2003 - Senza cicatrici    No Comments

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A passo di danza.

Scusate se mi intrometto, ma è che mi serve un altro cappello.
Quel che avevo sopra la testa la notte scorsa ha preso il volo, come non chiesto.
Ero li in quell’attimo che non è un sogno ma parte da quell’ estremo comune bisogno.
Ero come rannicchiato in un me stesso dagli occhi chiusi, ristretto, a pensare che in fondo questo mio modo di vita mal si adatta a tutto il resto quando all’improvviso Pum!
Quello se n’è andato.
Potrebbe sembrare un caso: un diavolo dannato che per sberleffo si è fatto gioco dei miei dilemmi credendo bene di toglierne il coperchio.
Oppure un bimbo che così m’ha visto: per un istante smarrito senza sorriso al bordo del precipizio.
Avrà pensato bene di fare il coraggioso: scalar dal nulla il mio corpo, arrivarmi vicino ai pensieri e furbetto togliermi il mio accessorio da pescatore quando piove.
O quando c’è il sole.
O guarda: il sole.
Fatto sta che ha preso il largo, questo mio paravento da Santiago.
Se n’è andato.
Ed io non l’ho visto mentre rotolavo.
Mi giravo: voltavo le spalle e quasi correvo a perdifiato.
Mi piace ora pensarlo appoggiato in testa ad un’altra festa: insomma quel suo blu naturale che m’aveva contraddistinto ora forse è ridipinto.
D’una gioia diversa adesso ne è ornamento: come tocco finale di un dolce sentimento.
Quindi,scusate, ma c’ho ripensato: non ne ho più bisogno.
Sapete cosa vi dico?
Per me è solo andato a farsi un giro.
Magari un giorno ritorna: in fondo chi di noi non sogna?
Dopotutto, domani è un altro giorno.

Se hai due ciacole senza spese poggiale sotto nel bianco.