mar 24, 2010 - Senza cicatrici    No Comments

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Ndemo ostreghèta.
Vinilico di colla e di effe emme.
Con la prima scalfisco i grumi del pretendere un perfetto testo alla consapevolezza del mai e con la seconda mi incuffio per non sentire il mondo urlandogli contro.
Ho una gerla piena zeppa di incastri smussati: per combaciarli al bacio ho imparato a tagliarmi altrimenti non ne esci. Se sanguini poi cicatrizzi e quando ti cambi la muta allora altro che grammo sarò peso quintale dell’essenziale.
Per adesso mi diverto a ricordarmi di non smettere il divertimento altrimenti perderei il baricentro e sarei preda del malcontento. Forse guisando a trottola non ci si accorge di quel che altri avvolge ma io preferisco così, è meglio, piuttosto che cadere ogni giorno genuflesso al dazio del credersi eterno.
Vado a cantare, ascoltare, raccontare: mi sembra un buon gioco da continuare a sgranare.

Se hai due ciacole senza spese poggiale sotto nel bianco.