mar 16, 2016 - Calamai    Dicevi?

Assi sperlunghe

Assi sperlunghe
che m’avvolgete le branchie
compagne mielose di approdi
su pianeti bagnati di polvere
e soffiati lontani dai mali
vi lascio imbronciate d’ombre
nel rifugio regalmente temuto
senza più un plauso pensiero
od un muto voler insistere
siate degne del nuovo mozzo
e del profumo caduto al cielo.

feb 9, 2016 - Cicatrici    Dicevi?

Son dodici anni già

Ed altri quattro che
v’abbriscolate insieme
su zuccheri filati
cantando osterie
spicciolando le arance
tendendo la voce
vi ascolto divenire.

Accarezzo iceberg
il capitano in pectore
non percepisce l’abisso
testarda la rotta
e non raccoglie la falla.

Chiedo al faro
che rinsavisca la tempesta
accarezzi al bastone l’onde
e quietando la nebbia
mostri la terra
che non si trattiene
ma ci sorregge
senza chieder niente.

gen 16, 2016 - Senza cicatrici    Dicevi?

Fino al primo altro quando

Togliti tutte le forze,
scordati del nome del fiore,
tutto ha una breve domanda
per altre curve risposte
in quest’onda lieve che teme
le nostre orme oltre luce
ed i nostri sogni di fede
fra le stelle e l’argilla
in capanne arse di cemento
devote a spicchi di spigoli
rancorosi al passaggio fra note
pratici per evitare i battiti
sciolti in altre lacrime
nei ferri ai piedi del futuro.
 

intarsi

 

Andarsene senza il pegno
d’un libretto di istruzioni
per comprendere incroci e ragioni
dipanare le costellazioni
mentre il resto degli altri
ti stecca con occhi grandi
oltre chi attende un pieno di balli
mentre danzo sul ciglio delle piume
solletico le bende cadute agli angeli
tra il pane quotidiano ed i calli
stringo mani e condivido fiati
accordo il piano con riverberi celesti
rendendo felici le chiome degli alberi
e strappando un sorriso nomade ai burberi
mi sento più qui
dentro la favola
di un’esistenza infinita
che riempie l’anima
fino all’ultima goccia negli occhi
c’è posto per tutti
c’è posto per tutto
fino al primo altro quando.

dic 24, 2015 - Senza cicatrici    Dicevi?

25.40

Al cappello dell’Ubione
l’affanno si quieta e lascia il perdono
ad uno sguardo d’abbraccio:
la costa del Palio traccia un equilibrio
disperso fra nebbia, rauco ghiaccio e cielo curioso.

Ser Resegone svuota il calco in uno sbuffo soave
e l’anello cinge la Valle d’un soffice risveglio.
Manca solo la prima ombra broncia del sole
a solleticar le conche e spaventare i sonnambuli.

Qui, ora e sempre
tutto se ne va, torna dal buio e s’infrange
plaudente oltre l’essenza che chiama e il tuo essere
mentre scricchiolano le prime ore
le mie orme si muovono ritrovandosi.

Quante battaglie han spronato questi borghi
quante urla d’anime candide
e quante movenze a rincorrer le stelle.

Qui, ora e sempre
lo sfondo delle foglie raccoglie le cadenze
attento a cosa raccontano gli sbuffi dei fiati
e riesci a sentirti parte del perdersi
vagito ubriaco umile
e parziale dinamica dei quaranta gradi.

nov 20, 2015 - Senza cicatrici    Dicevi?

L’attesa

Di quel che mi resta
prima del nome sull’inchiostro
stringo poco e di quei frammenti
tendo ma non torno.

ouw

Perciò di quel che sei
adesso hai difronte tutto un sarai
porta stretto nello zaino
per quando ti saluterò e mi racconterai
il mio non afferrarti al solfeggio delle scale
l’accenderti luce alle stelle
il conteggio storto dei bottoni del grembiule
le nostre colazioni da baffi tinti latte
il tuo starci tutto in abbraccio
l’attesa di racconto nostro al pulmino
le torri a cubetti che fan piccolo il cielo
i miei sbagli sempre pagati al tardi
il tuo cantare la gioia per purezza
il mio guardarti che non t’accorgi
il tuo respiro sul mio stesso cuscino
la vita che porta il tuo nome
il sentirti sempre vicino.

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