apr 29, 2003 - Senza cicatrici    No Comments

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Constatazioni amichevoli.

La logica della compilation è racchiusa in un concetto semplice ed essenziale: raccogliere le hit di maggior successo, raggrupparle in un’unica confezione regalo e riempirne gli spazi vuoti con brani che nessuno conosce ma che servono a far calare il costo dei diritti e permetterne la pubblicazione.
L’ orientamento all’arrivo non motorizzato in una città nuova, che tu ci rimanga o che sia solo di passaggio, si costruisce in base a sensazioni, monumenti, campanili e locali dai nomi fraterni.Una volta recepita ed elaborata una propria cartina virtuale fatta di riferimenti impulsivi e del tutto personali ci si può tranquillamente orientare in maniera più o meno agile nel nuovo spazio erronaemente ritenuto misurabile ed invece solo rinominato, in modo da crederlo controllabile.
Chi si trova generalmente a fare i conti con l’inchiostro e le rime generalmente non può fare a meno di rendersi conto di come esistano due sostanziali tipologie di scrittura: quella riflessiva, statica, di chi immaginato scrivano al lume di candela conclude sul foglio una riflessione giacente nell’animo e quella irrequieta, istantanea, di chi ha il tratto mosso, che vien fuori solo se agitato dal movimento del momento. Ognuno di noi propende immancabilmente verso una delle due grafie senza disdegnare ovviamente di cimentarsi con l’altro risvolto della stessa lessica tovaglia.

Ho le pile scariche, ed è quasi sera.
Non posso ascoltare dopo averlo fatto per tutto la giornata.
Non riesco a scrivere: il freddo mi rallenta.
Mi ricordo di quell’edicola sotto i portici di quella piazza, della sua vetrina, dei newspaper stranieri stonati accanto alle guide tv e del cartello appeso sbiadito chiaro chiaro che ricordava un’apertura notturna per gente dall’ottima vista.
Corro, frullo avverbi, riavvolgo il filo degli auricolari attorno al lettore cd, sbaglio due volte strada sbagliando campanile, scambio asfalto con acciottolato sotto i piedi.
Faccio passare tutti i negozietti, uno per ogni arcata, uno per ogni sbuffo accorgendomi di essere arrivato in un posto già stato, solo palindromo.
Mi volto e trovo l’altra entrata della piazza, subdola ed uguale a quella da cui sono entrato.
Arrivo all’edicola riconoscendola dal clack della chiave nella toppa che la chiude.
La signora cotonata al di là del vetro si accorge di me con un sorriso di circostanza e col suo sguardo sposta il mio dito indice dal cartello chiaro chiaro alla scritta sulla targhetta finto breil che leggo solo toccando la maniglia della porta col mento:’eccetto il sabato’.
L’indice mio ora dice” un minuto” e poi fa di nuovo il suo dovere puntando alla confezione di batterie che sembrano aspettare un nido musicale e separate dall’adozione solo da una legge temporale insensata che sentenzia come prefestiva la data odierna.
Sarà stata la compassione, la mia bozza di sorriso o la banconota mostrata che presagiva una lauta mancia: fatto sta che la chiave si riavvolge, le pile vengono liberate, la parrucchiera del paese avrà da fare una permanente in più l’indomani mattina e io riassaporo note dolci al prezzo di caviale.
Stelle, lampione,panchina, piazza vuota, moleskine.
Silenzio esterno.
BB King furtivo canta solo per me e la penna prende vita…

‘…o sicuro inizierei con un bel pezzo al veleno, molto schitarrato. O alla Guccini, magari logorroico bastardissimo. Titolo: ‘I son quel che canto…
..Mmm certo, per questa miss sicuro un pezzo classico. Di quelli che ti sembran ci sian da sempre. Anzi no, magari anche ironico, un Elio e le storie tese, dissacrante persino nei momenti più importanti. Già…
Ah ecco qui ci metto una traccia di una ventina di secondi, ideona, un commento preso live da una guida al Louvre mentre decanta lodi ad un suo quadro, il più famoso, e poi un bel Battiato.
.. Il pezzo dopo dovrà essere criptico all’acchito, innovativo nel sound ma anche aggraziato da uno slang sconvolgente. Insomma quasi avesse un flauto magico che incanti, che soprenda chi non credesse possibile aver geni contemporanei. Già, per lei un Mozart da questo piccolo Papageno…
… e a loro? Non mi riesce di trovar un suono adatto, eppur li devo pur mettere questi quattr’occhi a chiuder sta raccolta di menti: dovere più che diritto d’autore…’

E mentre mumblo m’alzo e m’incammino.
Oltre la piazza m’infilo in un viottolo.
Supero due serrande abbassate e mi soffermo davanti alla libreria. Do’ un occhiata alle ultime novità, leggo la fanzine con le ultime nuove e trotterello via verso il lungofiume dove ho appuntamento con Nino.
Ritardo di un quarto d’ora poichè mi imbatto in uno strano personaggio che mi abborda con metalinguaggi astrusi.
Parla a sprazzi con spruzzi di parole che non sembrano appartenergli.
Dice che sta guarendo, da cosa non capisco.
Sorrido e me ne scappo.
Lungo la strada incrocio turisti diretti all’aereoporto che potrebbero esser inglesi o italiani: la confusione aumenta quando scambio un agurio di buon viaggio con un’indaraffatissima e spensierata ragassuola che passa con disinvoltura dagli spaghetti al fish&chips senza problemi di linea linguistica.
Parlar di cibo mi ha messo fame e quando arrivo da Nino si decide di comune accordo d’andar a parlar di nulla in quel bel locale gestito da quel traducivita da scioglinodi in gola che cucina sempre con leggerezza, tanto bravo che la sua tavolata è sempre piena.
Come al solito non si smentisce: ci abbuffiamo e lui ci chicca cantando dal vivo. Uao.
Usciamo sazi di cibo, musica e parole.
Saluto Nino e di comune accordo ci diamo appuntamento in un’altra città, diversa da Mondoblogger.
Firenze. Pare ci sia una festa tra qualche giorno da quelle parti.
Decidiamo di andarci a bordo del Pallone.
Dall’alto si ha una prospettiva diversa, si scoprono mansarde illuminate da follie insonni e si respira l’aria che solo dopo arriva laggiù.
Intanto si va.
Così mi riesce da scrivere.
Che è sempre un bel viaggiare.

Se hai due ciacole senza spese poggiale sotto nel bianco.