giu 24, 2003 - Senza cicatrici    No Comments

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Oscillando come un pendolo.

…Carceriere di me stesso
con la chiave in tasca invoco libertà
ma per adesso so che questa cella
resterà sprangata a triplice mandata dall’ interno:
sono l’anima dannata messa a guardia del mio inferno…

Le parole che fan male, chissà da dove vengono.
Quelle che ti prendon di sorpresa, che ti feriscono al petto.
Quelle ingrate, non volute, non giustificate.
Quelle lì insomma: fanno un male cane.
Chiamando ‘incroci’ le persone che incontri, hai sempre due scelte difronte da porti: o tenti di seguirne il percorso per posare la tua cesta di bene sul suo cammino o te ne vai in direzione opposta senza nemmeno cercare di capirle e le lasci affidate al loro destino.
A me, qualcuno di imperfetto, ha insegnato che la prima scelta non è mai in difetto.
Intendiamoci, non è sempre stato così: un tempo ero odioso, arrogante, presuntuoso e tiravo dritto per la mia strada fino a che la vita non mi ha presentato il conto.
Ora, passati degli anni e invertita la rotta, pagato pegno e cambiato il mio pensiero cerco sempre di tirar fuori il meglio alle persone che incontro lungo il sentiero.
E mi sono accorto che fa bene al cuore: al mio e a soprattutto a quello a cui si dona amore.
Ne sono così convinto che non ho più voluto tornare indietro, anche se lo ammetto è più faticoso e sarebbe mille volte più facile inserire la retro.
Questo perchè m’è successo d’incontrar quest’anima, che non posso credere sia poi così malvagia.
Scontrosa, irascibile e incazzata con il mondo, mi s’è scagliata addosso senza che potessi rendermene conto.
Senza nemmeno un motivo apparente, ferito da parole come sassi son rimasto così, impotente.
A far esame di coscienza non trovandone una ragione avrei dovuto reagire scagliando pietra contro pietra.
Ma son convinto che a poco sarebbe servito, se non a peggiorare una incomprensibile situazione con una ancor peggiore reazione.
Così mi son detto: bisogna far qualcosa, capir questa persona.
Le ho parlato e le ho chiesto il motivo del suo gesto.
Ho provato a domandargli se ero io quello sbagliato e nel caso di spiegarmi dove e come avrei potuto migliorarmi.
Per risposta ho avuto un biascicare quasi muto, un ‘insensata motivazione che proveniva da un suo male interiore e un richiudersi in se stessi a muso duro che ci mancava solo un ‘fatti i cazzi tuoi’ unito ad uno sputo.
In conclusione a cercar di capire la gente, a volte per paradosso quella s’offende.
E reagisce di scorbuto con parole che fan male se gli tendi una mano d’aiuto.
Per fortuna lo so, al mondo non si è tutti modellini fatti dello stesso pongo.
Percui bandiera bianca ancora non la sventolo, convinto come sono che a capire le persone ci si sente come un pendolo.
Oscillando tra chi, aperto, ricambia il tuo sorriso comprendendone il gesto e chi, chiuso, purtroppo ha bisogno di maggiore affetto.

Se hai due ciacole senza spese poggiale sotto nel bianco.