nov 5, 2003 - Senza cicatrici    No Comments

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Infine eccoti qui.
C’è che uno è come ombra se vive da solo su questa vita.
Sfortunatamente se gli togli il sole si sbatte di qua e di là con rinfuso dolore.
Invidia al cieco, almeno coglie meglio il profumo.
Tu invece ti sei impregnato il naso dei suoi capelli.
Un’altro sta sott’acqua e tutto è come acuto stridore ovattato nelle trombe di Eustachio.
Certo gli manca l’aria, ha come una bolla di risacca, e se togli il tappo da sta piscina fa la fine inversa del ratto.
Invidia al sordo, almeno ha bulbi di fiori oculari per interpretare la sua fine.
Tu invece ti sei disperso gli occhi nei suoi non hai.
Quello invece ha la capanna nella discarica e passa il tempo a costruire opere d’arte di metallo pesante, dice.
Sfortunatamente l’ olezzo ha un peso specifico maggiore e se gli togli i rottami si spaventa dei sottostanti nascosti prati.
Invidia al senzaolfatto, almeno gli resta il tocco per prender le misure a questo mondo.
Tu invece hai lasciato le tue mani nei suoi non sei.
Poi ce n’è un altro che recita sul palco e gesticola toccando tutto e tutti come se fosse possesso da un ossesso.
Beato, ma se gli togli le assi di legno da sotto ai piedi spento i riflettori scompare.
Invidia al senzatatto, almeno gli rimane il presagio dei fischi in arrivo per comprendere quando è l’ora di smettere.
Tu invece non hai sentito e soprattutto non hai insistito.
Infine eccoti qui, con le dette parole maledette inversamente proporzionali al bene che vuoi alle persone.
Poco da aggiungere: se lo starter ti frega il blocco di partenza voglio veder la tua faccia quando spara la pistola per la gara.
Invidia al muto, almeno lui un motivo ce l’ha vero per non farsi regalare un abecedario che ti dia il tempo di parlare il tuo amore.

Se hai due ciacole senza spese poggiale sotto nel bianco.