set 24, 2004 - Senza cicatrici    No Comments

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Trapezisti paralleli.

Torna che il filamento di zucchero lo si sente già da un passato come se fosse un sempre.
Eppure n’è trascorso, quasi un anno. Ed è, svampito, tornato.
Scesa che è la luna,
giochicchia sul piazzale,
adornata di giostre e lucine colorate.
I funamboli, la mancanza di una rete, gli acrobati i nani e coloro ai quali ci si concede per ritrovare il conforto ed assaporare quel che ora più non brucia con riflesso rosso d’avorio.
Zanne tra i canini ad incidermi una lingua cesellata di scritti e di un tempo che di parole ne contava e diceva ben poche.
Un anno, detto, e scorre sullo specchio la sguaiata fiducia di un disperso.
Rivederlo a distanza di un metro di tempo fa tutto un altro effetto.
Brutto sapore il medicinale incolore: all’inizio della cura era solo dolore.
Avvento di due vite lette come Amore fra due persone andate in opposta direzione.
Incontrate, scontrate, cercate ed allontanate in quel piazzale dalla pelle distante.
Quando non va non va
quando una cosa non va non va
quando non è come
non c’è ragione:
mani agli occhi speri che il mondo scompaia.
Assassino incensurato da un delitto mai commesso torni per fato sul recidivo luogo del reato che ti viene incontro ossuto e sguainato di seta.
E quel che bruciava ora è brace
e quel che non andava t’ha insegnato ad Amare
e quel che ora vorresti, se potessi, è ringraziare.

Che basta un sorriso
e si continua ad andare.

Se hai due ciacole senza spese poggiale sotto nel bianco.