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Dinamiche e mutamenti, quello che credi e quello che senti.
In mezzo alle affermazioni c’è il dubbio di non sentirsi quello che ci si fa credere di essere.
Togli il fulcro alla leva e sposterai il centro del mondo.
Solo, per favore, dopo l’amore, prima di farlo, abbi la cortesia di avvisare l’altro.
Te lo dico perché qui dalle mie ossa la cosa attualmente sembra capovolta.
E badabenedico sembra
Perché da molto si confonde l’ombra con la carne delle persone ed il limite gioca vile con i profili confondendosi con la bile.
Quel che era luce ora sforma in sfarfallio e quel che la notte avvolgeva ora non fa chiudere gli occhi di sera.
Tutto tace di plexigass ed il silenzio è d’arteficio nel frastuono: camuffato ad arte, dirottato fra la confusione sparsa ed insabbiato in sacche mobili di cartongessi in intenzioni.
Non ci sono più linee al delimitare della carreggiata ed il pantano m’ha risucchiato a lato dell’asfalto.
Ora ci sarebbe solo lo spazio per la ricerca del coraggio: quello che trovato fa deglutire amaro, ma che almeno dicono serva a rispettarsi a vicenda.
Eppure non succede quel che per esserlo deve per forza d’anime essere fatto come ultimo passo di quel che era quel che si diceva una coppia.
Non avviene perché mezzo, e poiché tale lasciato nel mezzo.
Mi rassegno dipingendomi un bersaglio sul petto.
Di quattro labbra non mi rimane che l’umidità ad indurirmi le spalle.
Girerò più coperto e svelto.