gen 10, 2005 - Senza cicatrici No Comments
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Il primo risveglio.
Se non fosse per via delle sue fusa sarebbe un semplice sonno equidistante dal mondo e dal sogno ed invece quel musetto si accompagna sempre a quel sottofondo persistente ed allora che fai?
Osservi, dalla tua vista posata sul fianco sinistro tu guardi.
E mai ti stancheresti.
A volte capita che si rigiri all’improvviso e sorrida: quando due circostanze così avvengono insieme puoi anche scordarti la bellezza di una stella cadente.
Sei già infinitamente più in alto della volta celeste.
Silenzio.
Parla.
Ricorda sottovoce paure da sole oppure lei urla repressioni svelate dal buio.
Emerge una sua doppia se stessa sfuggevole alle persone di cui si circonda nel solito incedere.
A me è concesso di sapere le loro stesse cose, ma di saperle vere.
Dormisse con un estraneo questo fuggirebbe in cerca di sicurezze in esorcismo sgretolate, ma per me che ne sono il custode da sempre ogni timore urlato infranto dalla notte in quiete è tesoro da tramandare al mattino seguente, quando coscienti sono le sue labbra e forte è il suo abbraccio.
Ed allora l’intima distanza fra le lenzuola si modella fra le movenze del risveglio e tenta di incidere il suo segno destinato ad essere slavato dal percorso del giorno.
Riavvolgeremo la nostra tela in attesa di ritrovarci di nuovo insieme al calare della sera.
Avremo per certo ostacoli da elastico prima del pranzo ed inquietanti tentazioni da omuncoli prima del crepuscolo ma quando saremo di nuovo uno tutto questo sarà stato solo dilemma e spergiuro.
Perché animali sbatteremo le nostre code di paglia tra volontà in salsa di samba e fiducia da attingere all’evacuo sentimentale delle nostre latrine ma essendo anche anime uniche in barattoli di carne allora sapremo trascendere ed insieme accrescere in cerca di un futuro dove dare di nuovo vita all’uno.
Così continua qui attorno da sempre e per sempre in mille maniere diverse.
Ognuno è in cerca del suo futuro, palombaro del presente.
Per quanto mi riguarda mi dorme accanto e fa le fusa, il mio essere.
Osservi, dalla tua vista posata sul fianco sinistro tu guardi.
E mai ti stancheresti.
A volte capita che si rigiri all’improvviso e sorrida: quando due circostanze così avvengono insieme puoi anche scordarti la bellezza di una stella cadente.
Sei già infinitamente più in alto della volta celeste.
Silenzio.
Parla.
Ricorda sottovoce paure da sole oppure lei urla repressioni svelate dal buio.
Emerge una sua doppia se stessa sfuggevole alle persone di cui si circonda nel solito incedere.
A me è concesso di sapere le loro stesse cose, ma di saperle vere.
Dormisse con un estraneo questo fuggirebbe in cerca di sicurezze in esorcismo sgretolate, ma per me che ne sono il custode da sempre ogni timore urlato infranto dalla notte in quiete è tesoro da tramandare al mattino seguente, quando coscienti sono le sue labbra e forte è il suo abbraccio.
Ed allora l’intima distanza fra le lenzuola si modella fra le movenze del risveglio e tenta di incidere il suo segno destinato ad essere slavato dal percorso del giorno.
Riavvolgeremo la nostra tela in attesa di ritrovarci di nuovo insieme al calare della sera.
Avremo per certo ostacoli da elastico prima del pranzo ed inquietanti tentazioni da omuncoli prima del crepuscolo ma quando saremo di nuovo uno tutto questo sarà stato solo dilemma e spergiuro.
Perché animali sbatteremo le nostre code di paglia tra volontà in salsa di samba e fiducia da attingere all’evacuo sentimentale delle nostre latrine ma essendo anche anime uniche in barattoli di carne allora sapremo trascendere ed insieme accrescere in cerca di un futuro dove dare di nuovo vita all’uno.
Così continua qui attorno da sempre e per sempre in mille maniere diverse.
Ognuno è in cerca del suo futuro, palombaro del presente.
Per quanto mi riguarda mi dorme accanto e fa le fusa, il mio essere.