mar 30, 2005 - Senza cicatrici    No Comments

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Monogamo di sillabe.
Congiuntivi secchi che arraspano, null’altro.
La mia pancia tonda troneggia ad un’asta di distanza dal bancone sopra il quale un tempo scavalcavo gli avventori beffardo.
Ora sono unità di miglio distante da quel tempo: attonito, senza crespe e monogamo di sillabe.
Come un bell’esemplare purpureo e senza spine m’arrigiro dietro le sbarre che mi sono saldato e che ho persino smesso di rosicchiare, anche solo per rifarmi l’interdentale.
Ho smesso finanche di osservare e non vengo nemmeno più notato.
Sto mimetizzato fra i placidi rincorsi della solita gente verso il niente e le grida di chi incredibile ancora s’ammiraviglia non più del mio estro ma del buco latrinoso che uso al mio fianco in cambio del bagno.
Vorrei è il mio imperativo, scarno sostituto del fu creerò abbattuto da una quercia di firme incatenante.
Godo solo in percentuale, scorporandomi l’iva di quel che ho prodotto come lordo ed è magra consolazione, che passa via presto, come una puttana ad ore.

Se hai due ciacole senza spese poggiale sotto nel bianco.