apr 13, 2005 - Senza cicatrici    No Comments

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Andando a stadio.

Lo scarica cerino delle tribune politiche, del chi dovrebbe e del chi se ne fotte.
I fumogeni, la guerriglia, i bla bla bla.
La squalifica del campo, la pesante multa, il rosso nebbia.
Ottantamila persone e poche centinaia di teppisti.
L’impunità, la massa, la protezione del branco.
Basta.
I coglioni sono fuori e tutto attorno.
Io mi sento un po’ coglione compresso perchè non faccio niente mentre i bambini fanno oh.
L’ignoranza è la base sopra la quale buttare il razzo e colpire il portiere.
La violenza non è dentro ai cancelli ma comincia ben fuori, lontano dai cori.
Ai politici va bene: le legislazioni cambiano, la patata passa e la violenza cresce.
Eh si ma in Inghilterra non ci sono barriere, non c’è violenza e tutti gli hooligans vanno in trasferta. All’estero.
La soluzione?
E’ alzare il culo, girare le palle e come negli spot portasoldi: prevenire.
Non far passare per primi i fiancheggiatori attorno al santo stadio e poi convincersi che uno sport dal sapore di sport può esistere.
Le telecamere riprendono dopo e l’educazione è la fonte a cui nessuno vuole bere.
La feccia va allo stadio perchè impunita, si sfoga come una grossa cagata fumogena nel cesso della cloaca della massa in maniera soddisfacente perchè sicura che nessuno la disturba.
In curva volano bestemmie e voglia di far male, ottimo luogo per la libido umana e per cercare un’uscita dalla repressione di un sistema feriale.
Ma non può essere una giustificazione: le tavole rotonde non servono più e le spranghe chissa come mai continuano a passare i finti controlli.
Smettiamo l’italietta e passiamo a fare quello che semplicemente bisogna applicare.
Niente più si dovrebbe: quel che non funziona è quello che già esiste, solo non si applica.
Politicanti, dirigenti ed amministratori vari: finite il teatrino e rimboccatevi le mani; pulito il deretano con le monete degli introiti tornate alla ragione e provate a trasformare lo sport in vera passione.
Porterò mio figlio allo stadio, ve lo scrivo firmato sulle vostre poltroncine di tribuna in grassetto araldico.
La cultura sportiva.
Prima ancora il rispetto dell’avversario.
Il tifo per e non contro.
Servono buoni e pazienti insegnanti, mani grosse e una nuova generazione.
Ma sapessi poi che soddisfazione.

Se hai due ciacole senza spese poggiale sotto nel bianco.