lug 11, 2005 - Senza cicatrici    No Comments

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Ah! S’avessi d’inchiostro il corpo.

La mia stella polare maldestra
ha smesso la rotta da tempo
screpolata in una maglia da pesca
e cullata nel grembo del vento.
Tanto tempo fa in una galassia so far so far
c’erano le mie gambe impolpacciate tornite dalla voglia di far quello che sono nate per fare.
Sopra lo scoglio del collo mi lasciavo andare all’istinto asinino fetale e non curavo ne curo tutt’ora l’aspetto del mio apparire sghembo.
Andavo tanto per non pagare, mi muovevo col solletico al culo di un animale banale e
adoravo i tramonti.
Passavo intere giornate ad ammirare i tramonti.
Più che un vivere era un sottobosco d’umori e voglie, gelati e sgelate.
Non ponevo il dubbio, non ero conscio: andavo fiume sfociando senza accorgermi degli emissari e non temendo nemmeno influenti affluenti.
Ora
le maniche sono arrotolate
sotto le ascelle mi cola sempre il sudore
ho imparato a conquistare la pezza con la quale mi bendo
ed un centimetro squadrato del mio fare
non fa più parte di quell’andare.
Non ancora lo accetto questo convivio
resto in panni che non ho chiesto
e che bramo restituire al più presto
questo d’istinto riflesso
ma passa il giorno
accavallato agli insonni
e ridendomi dice
che l’uomo così vien su
s’irrigidisce di creta
solo con la pazienza
d’imparare a muoversi
stando fermi.
E allora incartato
aspetto che mi secco
e dal mio busto di gesso
sputo in alto
ricadendo su me stesso
mi godo fisso
il tramonto eterno
e aspetto.
La mia stella polare maldestra
ha smesso la rotta da tempo
screpolata in una maglia da pesca
si culla nel grembo del vento.

Se hai due ciacole senza spese poggiale sotto nel bianco.