ago 11, 2005 - Senza cicatrici    No Comments

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Whisky.

Ho una saetta in testa.
Scolpita, schietta.
Segue per natura la sveltezza di un cammelliere in gobba ad una stella cadente.
C’è un neo: gli vado per fisico dietro.
Perciò soffio e soffierò per tenere la randa.
Nello scorgermi veloce sembrerebbe a te che sbuffo.
E non è.
Non mi chiedi neanche il nome
e nemmeno te lo scordi.
Ci vuol talento per pizzicare le corde
riavvolgerti dentro al mio intestino
sbullarti di me.
Se mi ricordo
è un guaio
se mi atteggio
è un falso in fuga
se ti pronuncio
non sei già più.
Ora fuori tutt’attorno il sole grimaldella le rose secche del nostro terreno smosso
e serve ancora quel rastrello rotto, l’unico pettine concesso al saper incontrarsi.
Anima bella, plagiata al conteggio del fiato tolto alla nostra vicinanza,
maledetta sia la ricerca del nostro contorno,
troppe volte annegata di sbagliati pensieri,
poco esplosa quando d’amore odiavo il rumore
e sangue per carni precotte ai grilli del rancore.

Se hai due ciacole senza spese poggiale sotto nel bianco.