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Videoproièttati
sul mondo piatto
che da due metri non si vede un osti
partiti con l’idea di fare un salto
e lasciati in aria la qualità
senza sapere bene chi
si troverà di là
senza sapere cosa
si lascerà di qua,
con in tasca il resto del caffè
che non ti sveglia mai.
Un passato senza sugo
un album di batoste
e sempre con le ginocchia alte.
Un’ acustica scarna
è il suono che hai nelle braccia
che tiene da sola su la banda
mentre porti a spasso
la tua docile linea d’attacco.
Ma ora basta
è l’ora della sbornia
è quando cerchi il tuo angolo
per proteggerlo a pisciate.
Fermi il primo Gino
magari perso
per urlargli
con tutto il mondo che c’è
Gino
con tutta la rabbia che c’è
Gino
cazzo ti infili sempre nel mio camino,
Gino?
Vien con me dai,
si va a deragliare.
Ma quello pende già via
su per la collina di rifiuti
a ravanarsi in cerca d’un profumo
after shave sul tramonto.
Quindi
sbrandello da solo
raschiando i muri
rimbalzando sui mattoni
inciampando sugli ottoni
sporcando i pantaloni
d’un porco suono di tromba
che mi russa attorno.
La mezza
mi alza sulla pozza
per contrasto
sbasso la cresta
mettendomi tristezza.
M’abbraccio
al primo Gino
magari perso
ch’ascolta il piano
che tentenna in distanza
ce se ne va insieme
in un balletto traviato
gli sbiascico Gino,
con tutto il mondo che c’è
Gino
con tutta la rabbia che c’è
Gino
cazzo ti infili sempre nel mio camino,
Gino?
Vengo con te dai,
si va a deragliare.