dic 30, 2006 - Senza cicatrici No Comments
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E’ di nuovo il post del trentuno.
Ogni ruga venata una molecola allegata.
Striature che ridono quando le sfiori con il dito.
In trincea scruto, che ho quasi finito le ali.
A questo punto i triangolini vicino agli zigomi s’alzano quando lui sbaglia l’attacco dopo che Bruce ha fatto il suo giro: intona ‘If you believe’ e s’accorge d’aver sbagliato loop.
Tutti applaudono perchè s’accorgono di un qualche cosa che metabolizzeranno solo a luci spente: da ora il Dio è più umano e persino più simpatico.
Nell’istante che segna il passaggio di consegne io mi concentro su Bruce che, come me, s’accorge del fatto che il Divino ha cannato durante il parto della sua miglior creatura e per toglierlo dall’imbarazzo pronuncia Delfino qualcosa tipo una volpe magica.
Ad oggi ancora, che son passate delle lunghe notti, non son riuscito a tradurre quello scudo.
Sarà per questo, sarà perchè son stato testimone dell’evento ma fiuto che cambierà il vento.
E’ di nuovo il post del trentuno e mi serviva una intro scaltra per sgrullarmi di dosso chi di magia ne ride, purtroppo.
Due anni di scavi, di calcestruzzi, di sacchi di sabbia.
Funi strette, capisaldi, sicurezze in cemento compatte.
Sacrifici, compressioni e incomprensioni.
Scalpitii. O mamma quanto fremere.
Di ascella pezzata, di fronti alla difesa che sgrondano, di costruzione di una nuovo campo base con un proprio bel trampolino di lancio.
Ora il pensiero stretto è quello del si va che vado.
Con la testa, con la fame, con la voglia di rimettersi ad andare.
Il tondo che m’ha messo al mondo reclama il suo mio bisogno.
Non si trattiene più il desiderio dell’abbraccio fra le mani e gli occhi.
In 731 alternanze ne ho conservate di parole.
Ora è tempo di regalarle a chi di nuovo ed in modo diverso reincontrerò nel viaggio.
Ce n’è da raccontare del perchè, ce ne sarà di nuova polvere sotto suola.
Raggiante è la qual cosa.
Il dolce peso dello zaino mi sta già sbucciando le spalle.
Perciò, prima del sipario, ecco il resoconto del grazie.
In 06 perdite di cari riflessi e acquisizione di un blu assoluto: lo amo da ritorno
che è più importante dell’andata perchè m’aspetta sempre.
Aumento del fatturato interno di frustrazione: lasciamolo altrove.
Nido curato: ogni filo di paglia è una rabbia trasformata in creazione.
Un oceano m’accolto le ossa e a distanza parrebbe che la danza delle onde sia stata una culla di sale in attesa di uno 07 speciale.
Striature che ridono quando le sfiori con il dito.
In trincea scruto, che ho quasi finito le ali.
A questo punto i triangolini vicino agli zigomi s’alzano quando lui sbaglia l’attacco dopo che Bruce ha fatto il suo giro: intona ‘If you believe’ e s’accorge d’aver sbagliato loop.
Tutti applaudono perchè s’accorgono di un qualche cosa che metabolizzeranno solo a luci spente: da ora il Dio è più umano e persino più simpatico.
Nell’istante che segna il passaggio di consegne io mi concentro su Bruce che, come me, s’accorge del fatto che il Divino ha cannato durante il parto della sua miglior creatura e per toglierlo dall’imbarazzo pronuncia Delfino qualcosa tipo una volpe magica.
Ad oggi ancora, che son passate delle lunghe notti, non son riuscito a tradurre quello scudo.
Sarà per questo, sarà perchè son stato testimone dell’evento ma fiuto che cambierà il vento.
E’ di nuovo il post del trentuno e mi serviva una intro scaltra per sgrullarmi di dosso chi di magia ne ride, purtroppo.
Due anni di scavi, di calcestruzzi, di sacchi di sabbia.
Funi strette, capisaldi, sicurezze in cemento compatte.
Sacrifici, compressioni e incomprensioni.
Scalpitii. O mamma quanto fremere.
Di ascella pezzata, di fronti alla difesa che sgrondano, di costruzione di una nuovo campo base con un proprio bel trampolino di lancio.
Ora il pensiero stretto è quello del si va che vado.
Con la testa, con la fame, con la voglia di rimettersi ad andare.
Il tondo che m’ha messo al mondo reclama il suo mio bisogno.
Non si trattiene più il desiderio dell’abbraccio fra le mani e gli occhi.
In 731 alternanze ne ho conservate di parole.
Ora è tempo di regalarle a chi di nuovo ed in modo diverso reincontrerò nel viaggio.
Ce n’è da raccontare del perchè, ce ne sarà di nuova polvere sotto suola.
Raggiante è la qual cosa.
Il dolce peso dello zaino mi sta già sbucciando le spalle.
Perciò, prima del sipario, ecco il resoconto del grazie.
In 06 perdite di cari riflessi e acquisizione di un blu assoluto: lo amo da ritorno
che è più importante dell’andata perchè m’aspetta sempre.
Aumento del fatturato interno di frustrazione: lasciamolo altrove.
Nido curato: ogni filo di paglia è una rabbia trasformata in creazione.
Un oceano m’accolto le ossa e a distanza parrebbe che la danza delle onde sia stata una culla di sale in attesa di uno 07 speciale.
Grazie Blu.
Grazie lassù di legno e quaggiù di ferro.
Grazie Mago G, che resistiamo d’arrocco per una vittoria mondiale.
Grazie Pazzi, ovunque voi siate: siete la mia forza d’amore in parole.
Grazie inchiostro e cappello Sghembo: ora è quel tempo.