lug 2, 2007 - Senza cicatrici    No Comments

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Quadragesima.
Ho cercato di respirare nel collo della birra un senso di schiuma come la porta dell’onda che lambiva le caviglie.
Le parole hanno mesciuto consistenza in granelli e se fuse di fusa s’asportavano la pelle.
Una ragazza sfuocata nei lineamenti improvvisa una danza dove si incontrano sale e sogni.
Lui le arriva alle spalle tintinnando ma non ne sveglia il cerchio immerso nell’altrove.
Quando le cinge la vita solo allora si volta lasciandogli sulla guancia una promessa perduta.
Nel frattempo corre fra le stelle il primo fischio del rintocco e s’alza il coro polifonico dei fuochi multicolori.
Il cielo dipinge uno strano arcobaleno sulfureo che cattura i loro occhi verso la distanza del desiderio. Tra il fumo e le scintille è tutto un susseguirsi di bisogni e di illusioni che s’alimentano di copie e di carboni.
Ho provato il mio zaino nuovo.
Se ci metto dentro la testa m’indosso fino ai calzini.
La resistenza ed il poggiatesta sono perfetti per la partenza.
Passerò i prossimi quaranta giorni nell’osservarmi mentre digiuno la contemplazione del mio antipasto di mare.
Un’essicazione fra l’esca e la pesca dannatamente necessaria alla comprensione d’un equilibrio infilzato che mi sarà molto utile quando il mio mondo avrà la consistenza di una bisettrice fra acqua ed aria.

Se hai due ciacole senza spese poggiale sotto nel bianco.