giu 24, 2008 - Senza cicatrici    No Comments

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Cabinovia.
Ma per la mano stretta
nessuna paura non detta
spigola a stecca.

Poli a vapore catodici nel dolore, loghi per lombi pronti al taglio e saponette per lavarsi via dell’altro. Quando è successo che mi son scordato di spruzzarmi via il veleno? Mi scordo sempre i fattori importanti, ne inverto gli ordini sperando di sovvertire l’imponderabile per poi fingere d’adeguarmi al dividendo che ottengo. E’ una funzione trigonometrica che eccelle nell’esposizione a catena di cellule elevate al cubo dei miei desideri.
Ci sarà un online di gestionale dove potermi contare le patate, disquisire sugli acquisti delle mie cicatrici ed incrociare i dati su frequenze radio inerenti a quando avevo i capelli: appena lo becco non me lo faccio sfuggire di per certo. Me lo sbocco nel gargarozzo fino a dove scende il fresco prima di inclinarmi sul mio personale tappeto d’erba che guarda sempre il cielo mentre crescono gli insetti e mi leccano i piedi.
Vado: meglio che torno a cercarmi un santo patrono dall’aureola d’oro e il portafoglio colato nel vuoto d’un credo a mezz’aria fra terra e cielo.

Se hai due ciacole senza spese poggiale sotto nel bianco.