ott 21, 2010 - Senza cicatrici    No Comments

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Rapsodia in blu.

Non c’è peso che ritagli il tempo
perchè possa riposare gli alibi
su cuscini di fioretti e sgarbi.

Per quanto concerne il mio movimento esso rimane sempre lo stesso nonostante si interfacci in modalità diverse a seconda della tipologia licantropa delle persone che s’affacciano dentro al mio gabinetto: non ho bisogno di una manifestazione da incitare o di un fiume in piena da guadare per dimostrare come

si possono soffiar via le nuvole col dà farsi.

Primo s’arrotola l’avambraccio poi si spanna la camicia ed infine ci si infischia dei pregiudizi e ci si immischia negli umori: solo così se ne esce dal pertugio umido e ci si scotta al sole perchè esso splende di se stesso ma per goderselo bisogna prima bruciarsi almeno al primo rintocco, screpolarsi e sapere che sapore ha il saper conquistare, piantare la bindella e misurare la distanza dell’esistenza.

Non ho voglia di riavvolgermi
non ho voglia di aver voglia
non ho voglia di non respirare
quando fuori c’è acqua abbondante
per dissetarci l’estremità
strimpellare e baciare il mare.

Allora dimmi un po’ cos’è che si vuol cavalcare? Ci si vuol sentire bene, destinazione senza paura, rapsodia in blu senza orgoglio e pregiudizio? Valigie pronte, lupi e san tommaso al bando e coperta giusta per due, cosa vuoi di più?

Per volare c’è da sbattersi le ali.

Se hai due ciacole senza spese poggiale sotto nel bianco.