dic 6, 2002 - Senza cicatrici    Dicevi?

Disteso sotto l’arco di un portone convesso.

 

 

Disteso sotto l’arco di un portone convesso

aveva l’aria di chi pensa a scatti

e stringeva in mano il resto di una vita a pezzi.

Lo svegliarono in ronda di coppia

dopo averlo spogliato anche dei sogni nascosti

rispose alle urla con un sorriso perdente

e si spolverò le scarpe in attesa del cammino.

 

 

Alzata la sua ombra che era quasi genuflesso

pensò bene di ringraziare i gendarmi

e mostrò il pugno alla ricerca dei ricordi dispersi.

Scambiando la pace con un segno di bisboccia

inveirono sul corpo da animi corrotti

tentò un ultimo riparo all’abuso di legge

ma guardò il cielo e non vide che un segnato destino.

 

 

Resta il cartone

che nascondeva un pensiero

che pregava il passante

di esser sincero.

 

 

Resta l’odore

che deviava il sentiero

che raccoglieva sonante

moneta dal clero.

 

Finita che fu l’opera

spolverarono gli stemmi, si alzarono il bavero

e rimisero i legni a contatto di altra carne

volgendo lo sguardo al mercato imminente.

Di li a poco popolata la piazza era un brusio

soffocata dalla notte ospite in ritirata

che alla chetichella sgattaiolava tra le bancarelle.

 

 

Non lasciarono che una pozza di sangue povera

senza nemmeno avere il tempo rapido

di restare a contemplare la loro opera d’arte.

Lo trovarono in mezzo al segrato, quasi impertinente

ad occupar lo spazio spettante al buon Dio

morto ad inizio di giornata

svenduto al mercato di un’ esistenza inconsistente.

 

 

Resta il cartone

che nascondeva un pensiero

che pregava il passante

di esser sincero.

 

 

Resta l’odore

che deviava il sentiero

che raccoglieva sonante

moneta dal clero.

nov 9, 2002 - Senza cicatrici    Dicevi?

Passeggiava ristretta. Lei.

 

Tintinnava sul marciapiede evitando le pozzanghere con i riflessi dei braccialetti d’oro.Umida.

Avanti e indietro. Più calda di un Novembre inoltrato che respingeva con piccoli sbuffi di vapore partoriti da un burrocacao accogliente.

Sorseggiava distratto. Lui.

Immerso nella bagnacalda umana, appendice temporale del tavolino all’angolo di quel bar senza insegna. Scotch. Secco.

Ordinava pensieri sparsi. Ritmava tamburellando le dita sul quaderno aperto algoritmi di una vita che gli presentava il conto.

D’estate incrociando le gambe metteva a sedere i suoi inutili drammi. Lei.

Su quella panchina, un libro come paravento al destino, incuriosiva i passanti del parco cercando di interpretarli.

Le piaceva distrarsi in altre vite, svago gratuito e alternativa pericolosa.

I giorni di festa gli regalavano un sorriso amaro. Senza catene se ne stava rannicchiato accanto alla sua vita. Lui.

Custode di un abbandono mai riuscito, passava le domeniche in attesa di un ennesimo e rassicurante lunedì assorbente.

Fu la porta del locale a farla entrare.

Fu lo sguardo intuìto e nascosto a farlo voltare.

Il destino è una scelta.

 

ott 18, 2002 - Senza cicatrici    Dicevi?

Ti han già cambiato le pile?

- Prego?
- Le pile per ricaricarti.
- No.
- No?? E perchè?
- Dicono che mi devo lasciare esaurire. Quindi niente più batterie per me.
- Mi dispiace, non lo sapevo. Mi dispiace davvero. Posso far qualcosa per…per…
- Non ti preoccupare, me lo aspettavo. Prima o poi doveva accadere.
Sai, dicono che me ne accorgerò solo all’ultimo, nel senso..cioè… tu mi vedrai più lento, capirai da molto prima,vedrai i miei riflessi appannati… ma io, io non sarò in grado di realizzare quanto mi accadrà se non pochi istanti prima che la carica si esaurisca del tutto, percui…
- …
- …percui mi chiedevo, vedi.., è un po’ imbarazzante per me ma… quando accadrà… ecco… non metterti a ridere…
- E perchè dovrei? Senti non dirle nemmeno queste cose ok? Sai che…
- Dico sul serio. Sarò goffo, impacciato, estremamente ridicolo. Lo sò.
Ma se fosse solo quello, capisci, non me ne renderei conto, sarebbe comunque tutto normale per me. Ma se ti metterai a ridere, rovineresti tutto.
- E perchè mai dovrei fare una cosa del genere?
- Se ti scappa anche un solo sorriso, rischierei di accorgermene.
Voglio dire, all’improvviso prenderei coscienza di quello che mi sta succedendo e sai quale sarebbe la cosa buffa?
- No.
- Che morirei un po’ prima.
- Ti prometto che non accadrà.
- O di questo ne sono assolutamente sicuro.
- Di me puoi fidarti.
- Lo so.
- E come lo sai?
- Per lo stesso motivo percui tu ti sei fidato di me.
- E questo cosa c’entra?
- Mi hai visto ridere fino ad ora?
- No.
- Già.
E sappi che è stato molto difficile non farlo.
- …
- …
- Vuoi dire che..
- Già. E’ toccato prima a te. Loro non hanno voluto avvisarti. Sai, per via del tuo carattere…avevano paura della tua reazione. Così hanno chiesto a me di starti accanto fino a quando… fino ad ora insomma. Me n’ero quasi scordato e invece, poco fa, ci hai messo un’eternità per ricordarti il mio nome. Così non ti ho più mollato. Ora sei al capolinea.
- Grazie.
- Figurati. Ma ora preparati, ti manca poco meno di una tacca al rosso dell’ EMPTY.
- Beh, ci siamo allora….
- Già. Addio.
- Add…
M.

ott 5, 2002 - Senza cicatrici    Dicevi?

Dammi un solo motivo per non farlo.

Uno solo.
La nebbia porca trota, la nebbia qui da noi ti avvolge anche a Ottobre. E Ottobre, se ci guardi bene, sul calendario sta a un giro dall’estate e a due mesi dal Natale. Eppure lei, la nebbiolina, non mente per natura. Soporifera al punto da addormentarti, subdola da addomesticarti e compatta a tal punto da permetterti da nasconderti perfino da te stesso.
E non puoi neanche sublimare.
Una volta che fai da coltello e te ne sprofondi al suo interno, in questo stato di condensazione burroso-vaporosa, beh se ci entri è proprio difficile uscirne.
Stai lì, sospeso nel nulla e te lo fai anche piacere. Il corpo tutto umido senza una gocciolina di erotismo e tutto intorno un grigio spalmato e plasmato a tua immagine e somiglianza.
E’ un mondo a parte, un’inalazione tremens, un delirio inesistente dei sensi ma riappacificatore.
Piace la nebbia, c’è poca da fare. Prova a dir di no. Non vedi nulla a un metro da te; un passo dopo è panico di abbandono fasullo, due respiri in più ed è beatificazione dei sensi, annullamento dei punti cardinali, realtà virtuale del tutto naturale.
“A” gratis ti fai un viaggio lontano, un trip a costo zero.
Organizzerei un pullman con il cartello sul vetro davanti,in basso a destra :”Nebbia”.
Tutti li a far casino, ridere cantare, ma che bravo il nostro autista e poi a un certo punto trac vigliacca eccola lì, all’improvviso.
Succede sempre così alle gite, si è li tutti a esser felici e stanchi ma poi quando alla fine del viaggio ti ritrovi con negli occhi l’arrivo te ne stai zitto ad ammirare, e con te tutti gli altri.
Ecco, si scende. Giù tutti e non lasciate nulla sulla vita. Che poi il pullman riparte e mica vi aspetta.
E poi niente, si sta lì e si guarda. La nebbia.
Dammi un solo motivo per non farlo.
M.

ott 1, 2002 - Senza cicatrici    Dicevi?

Il mio baricentro sfasato.


Il mio baricentro sfasato ondeggiava tra le lacune vitali e suscettibili di resti eterni e mai compianti di uomo e il solfeggio schietto di un’ improbabile caricatura umana coperta di una trapunta di tormenti.
So che è un incipit pesante. Me la potrei tirare per un inizio così.
Oppure credere opportunamente di essermi scritto addosso e lasciare che le parole inumidiscano a rivoli il sottobalcone.
Ma giuro è venuto fuori all’improvviso,
come una schiuma di spillatura inaspettata.
Avanti.
Il resto era gioia. A sprazzi. Così intensa da sollevarti.Così violenta da abusarmi.
Finchè mi rialzai, spolverando il grano e mangiando la polvere.
Eran le quattro passate. E l’ombra alle spalle, già mi aspettava.
Ma fino all’indomani non mi avrebbe superato.
Questione di equinozi e intuito.
O fortuna.
Fatto sta che mi rimisi a vivere, scambiai gli avverbi e ci rimisi dentro poca passione.
Carburai come un diesel. E mi tolsi il cellophane.
Non mi hanno ancora fermato. Solo qualche multa.
Eccesso di libertà.
Obbligo di verità.
M.