lug 8, 2006 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Sfogo.


Con alle spalle una musica orrenda
di chi ha smesso l’abito da sera
e sullo sfondo, in lontananza,
sull’asfalto la mia barca.

La nevrosi del voltarsi sempre
chi ti curiosa da dietro le spalle
quando hai l’impegno
d’invidia ti fa il gesto.

Prenditi pure il mio abecedario
che io sono altro
mi diverto a cavare dal buco il mio ragno
che tanto
tu non lo sai
ma io
lo coccolo nel letto
Pietro
l’ho chiamato
mi cura quando svengo
ed è morbido
più della seta.

Le coriste
sfogano gli ormoni sui toni alti
mentre insiste
quel gufo
a curiosarmi
di ritorno
sempre nel di dietro.
Adesso mi volto
e gli sparo in silenzio.
Io non posso
emettermi del meglio
se mi usmi costante
dentro al torbido.
Bam.
Mentre muori,
concedimelo,
pensa ad altro.
Coraggio.
giu 28, 2006 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Acqua cheta.

Vorrei darti denti da morderti,
allineati perfetti tutti quanti,
tintillinanti per lo scalpito
d’una brama di carne al taglio.

Vorrei darti occhi da toglierti,
smussi da sbuffi alienati,
giocherellanti d’orbite morbide
scavati d’attesa alle palpebre.

Vorrei darti mani da coglierti,
sporche con terra offesa,
gracide per stelle insonni
in cerca d’afferro del nero.

Vorrei darti cuore da battere,
lucido nel suo involucro ambrato,
madido d’un gelido par tiepido
trappola per fame d’un credo.
giu 21, 2006 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Implosione d’accusa controllata.

Qualcosa m’ha punto attraverso la pelle
mi trapassa da par suo, da pensiero acuto
ed una volta riaccostata all’aria
se ne va come se tornasse.

Se al sicuro siam soli in questo universo
io mi trasferisco al volo in quello accanto:
so già di per certo che oltre la gomma del muro
non mentono e raccontano
la favola del missile cattivo
che s’abbattè d’esclamazione
trascinando tutto e tutti
in un mare cristallino
e di come qualche anno dopo
crollino al centro del mondo
torri sbuffate dalle ali
e minate d’esplosivo casalingo.

Due realtà
due mondi
due parallele
strisce bianche e rosse
sotto stelle blu
i want you
perchè non mi dici di più?

Quanto conta
zio la conta
delle tombe
sopra una pazzia accorta
strategica globale,
omuncoli del Colle,
vite da pedine?

Siam pronti tutti
assetati del nulla
a berci
qualsiasi cosa
si presti da culla.

Dietro al nostro
capogregge grasso
prestiam orecchio
in cambio del foraggio:
muoiono i padri,
sforniamo successioni
senza far altro
che sperar d’esser quelli
non toccati dal tempo
o risvegliati dalla Storia.

Dio ne voglia
ci capiti
anche per sbaglio
del tenue coraggio.

giu 12, 2006 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Rimati addosso.

Non è necessità che il saper poggiare bene le parole sui bianchi
sia di per se garanzia d’aver grimaldelli per scardinare perplessi,
in primis se stessi.

Anzi spesso è di per no.
Perciò.

Inchini a profusione verso l’interpretazione
e l’estrapolazione per un saper essere migliore
ma il più delle volte non v’è criptica religione
tranne quella
della non essenza.

Ed è un vuoto peggiore.

Imitarsi slogando i metatarsi
con l’opinabile intenzione
di trovar nel proprio dubbio una soluzione.

Catarsi d’inutile distrazione
e gran pericolosa deviazione
dallo svincolo per raddrizzare
la carreggiata col bagliore.

Ormai è quasi un lustro
che mi lustro nel tentativo
di non far danni ordinandomi
fra vocali e consonanti
ma l’unica spremuta
che n’esce spolpa
è la mia fuga che non ha verso,
non ha direzione,
ne dimensione.

E’ futile,
un dileggio col fine del danneggio,
uno spaccar le pietre di taglio
col tentativo di ritrovare il mio drappeggio.
E’ un continuo colpo in canna , questo mio bagaglio:
rimar le cadenze come fosse arpeggio,
dolcezza narcotizzata,
mentre continua strafottente a venir notte
io riscuoto ogni giorno una cimice ambrata
baratto insipido delle mie quotidiane lotte.
giu 7, 2006 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Quinto asso.

Nel decennio più glorioso
del mio dopoguerra misogeno
la scaltrezza per la sopravvivenza
lasciò lo scalpo sul comò poggiato
per un baratto d’amore in contrabbando.

Oggi che vivo asfissiato
ho gli occhi sapor del fiato:
storto il collo in cerca del creato
e covo rancore dentro un rogo.

Per l’occasione
nel giorno ch’annuncia il sudore
saluto Billy Preston con l’abito migliore:
mentre lascio che sia destino
rotolo sulle strisce con attenzione
in bilico fra demoni e divino.

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