apr 3, 2004 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Lasagne e zibibbo.

Metti una cena a casa di.Dicevan traduttori in vite d’esplosioni su trattori che le diagonali tagliano emozioni.
Nel farlo di lato da quarantacinque gradi di caldo se ne stava traverso rispetto al mio lato destro.
Se passo attraverso un chiuso, un posto, un taglio di palcoscenico da A a B e nel farlo ondeggio ecco: io catturo l’attenzione.
Serve al pubblico, serve a me.
Il movimento porta coscienza: di quel che sto compiendo in me e di quel che sta accadendo negli altri. Catalizza.
Cataclisma.
Porsi al centro di bisturi in taglio: sbloccare l’abitudinario, scuotere le anime, smuovere il certo per l’incerto come fosse una specie di incesto fra il mio inconscio e il mio io partoriente.
Coinvolgendo l’eventuale astante presente.
Insomma smuovere un fatto, uno strafatto, un’ opinione o un’ idea scuotendone i corpi che ne offrono l’affitto.
Se così fosse ecco come si potrebbe imporre.
Un luogo e delle menti. Dementi, forse.
I soliti gesti, il solito tram. Il solito tram tram.
La certezza sciolta in ovvietà insomma che all’improvviso si discioglie.
Banalità in corporeità abitudinaria, quel che è perchè ormai automatico incorporato: il pascolo nel campo mastica l’erba, usa le mani come strumenti del destino e il chitarrista arpeggia perchè il classico così insegna.
Ma: l’erba si può d’ardito fumare, le mani qualcuno dice anche disegnare nel solo modo di comprendere l’intero corpo e il chitarrista sorprendere in sette ottavi di un ansimo da sincope.
Stravolgere: il batocchio della gente da troppo tempo impolverato si può far ondeggiare anche da mancini, e le coscienze prenderne di esse.

Inscatolatori di certezze, prevenuti dell’insonnia: perderete la quiete.
C’è in giro gente che sana non è.
Che ha deciso d’esser fuori dagli oli che imbalsano ingranaggi.
C’è in giro gente scuotimente.
Più facile che nient’altro sian che pazzi.
Ma tant’è: m’unisco a loro.
Attenti, siate svegli.
Attenti, nel tirare i dadi.
Attenti, agli imprevisti.
Nel giro da monopolio statico pescate la carta: se vi capiterà di passare dal via ritirate le ventimila.

Poi
rollando, frappeggiando,
cantando sferici e al passo,
bisogna che solo emozionarsi
per non dimenticarsi la soglia
fra vita e esistenza.
Di taglio in diagonale.
Ma poi.

mar 31, 2004 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Rudy.

Rudy
stai attenta
che così mi fai male.
Rudy
smettila
dico sul serio.
Rudy
se ti prendo
non sai cosa ti faccio.

Cosa c’è.
Niente.

A volte si perdeva come per ritrovarsi.
Io guidavo e lei guardava, ignara, fuori dal finestrino.
Tramonto dopo tramonto.
Anche, mi osservava nel percorrere uniche strade.
Finta di niente io, naso all’asfalto, ma lei mi indugiava.
Non sbatteva, mai, le ciglia in quei dolci assalti.
Facevo allora per staccare la mano dal volante e
semplice, accarezzarla.
Si voltava, in ritirata, verso il panorama.
Di nuovo.

Cosa c’è.
Niente.

Rudy
perchè
Rudy
ora non c’è
Rudy
cos’è stato che.

mar 31, 2004 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Rudy.

Rudy
stai attenta
che così mi fai male.
Rudy
smettila
dico sul serio.
Rudy
se ti prendo
non sai cosa ti faccio.

Cosa c’è.
Niente.

A volte si perdeva come per ritrovarsi.
Io guidavo e lei guardava, ignara, fuori dal finestrino.
Tramonto dopo tramonto.
Anche, mi osservava nel percorrere uniche strade.
Finta di niente io, naso all’asfalto, ma lei mi indugiava.
Non sbatteva, mai, le ciglia in quei dolci assalti.
Facevo allora per staccare la mano dal volante e
semplice, accarezzarla.
Si voltava, in ritirata, verso il panorama.
Di nuovo.

Cosa c’è.
Niente.

Rudy
perchè
Rudy
ora non c’è
Rudy
cos’è stato che.

mar 20, 2004 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Sei di marzapane l’unica.

La scritta sul vetro
della mia automobilina in legno
è la tua,
leggera di calligrafia.

C’è un giorno nascosto
dietro a quei segni d’asporto
in cui hai pianto, ti ho stretta
e la neve si è sciolta.

Sei di marzapane l’unica
che non ci si credeva.
Quella che mai avrei detto: ma dai.
Eppure lenti
accordiamo il nostro piano
e la calma soffia
e sui nostri nasi
osserva.

Speciale
è una lotta senza te
abuso affiliato in ogni offerta,
sconto addosso a quei timori strappati.

E mi vien da volerti
che poi io non so.
Forse le tue mani
dentro ai miei maglioni
troveranno lo stesso perchè.

mar 11, 2004 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Rosso flamenco.

Quando urli
terribilmente urli
di quell’urlo che sgorga dai polmoni
c’è per forza
o per tragedia
un istante
in cui riprendi fiato:
il fiato del sangue.
Poi,
di nuovo,
urli.
Credi
quando così urli
che ti si sventri il corpo
e quel che di ultimo umano sei
lo dai in pasto
alle tue mani che vibrano.

Quanto male fa
sanguinare dalle unghie
se non c’è
chi t’ha graffiato di morte
se non lo si può stringere
il carnefice
se nessun collo
puoi strozzare
nel tuo urlo?

Terrorista:
Jodete.
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