dic 25, 2003 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Mike Xmas Carol.

Tè lo vedi il Santo Babbo lì in alto?Tagliacarte fissanti decorati d’emozioni traballanti.
Bei regali.
Vischio sotto ai baci.
E’ inutile che lo tratteniate, vi fate solo del male.
Poche cose semplici
da ricordare persino per una testa da vasi comunicanti insignificanti
come quella che mi hanno assemblato sopracollo.
Se c’è, Lei, non la si può cartoingessare.
Davvero.
E se viceversa più non traspare magari perchè trasformata in abitudine da addobbi logorata,
se ascoltata vi darà la forza per essere cambiata al banco dei pegni dei sentimenti scoperti.
Ma se vi esplode dentro senza timer che ne regoli notti insonni o mezzefrasi trattenute
allora lasciatela andar di doppia coppia e senza freno schiantatevi di poker d’amore con i vostri finalmete calati quattro assi.

Non è facile
non è facile
non è facile.

Balle dell’orso Yogi.
E’ più complesso costruirsi l’inutile cartone d’amplesso per ripararsi dal primo temporale spazza muffa del cuore,
è maledettamente più complicato finger con se stessi che con chi vi mostra netto al taglio il vostro star bene d’unico accordo assieme.
Il resto è buono da mettere in rima
ma ce n’è una, di vita.

Una sola per volersi bene,
una per farvene volere,
una per non rimpiangersi,
una per darne
una per viverla.
Una vita.
Una.

E ogni venticinque per dodici
non che diventi tradizione,
son qui a dirvi ancora
quel che vi dovreste darvi un senso:
amate, d’un amando senza rimando
rimando la vita d’un canto
dando quel tanto che dica io valgo.
E che cazzo.
E buon Natale.

dic 23, 2003 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Greyhound.

Ho cercato la mia via
per arrivarti,
ho seguito il mio battito
per bussarti.

Non l’ho trovata,
non ci sono riuscito.

Alzo il pollice
abbandonato nel mezzo.
Qualcun’ altro
mi solleverà
per tornarmi.

Attratta è la mela cadendo,
morsa da un divino sospetto.

dic 14, 2003 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Arroccato.

Stanco d’essere come baule chiuso in questo viaggio.
Messo in un angolo, buono per il prossimo controllo prima dell’atterraggio.
Di vedere rassegnazione nei volti delle persone, di non esser ascoltato per quel che dico o che faccio o peggio ancora di essere scivolato sulla patina di queste parole.
Come buono di consumo a ore.
Fatemi un favore: portate altrove le vostre preoccupazioni ipocondriache di scarso calore e fatevi venire il mal di vita almeno per rendervi conto di quanto ipocriti siano a volte i vostri richiami di grida.
Girate al largo di quel che non è una festa, state quieti accanto al vostro addormentato cane in guardia d’acquisto al mercato delle pulci.
Stufo di spiegazioni senza motivo e percui senza essenza d’essere ragioni.
Arroccato sull’unico albero dalle radici profonde che ancora regge il peso dei vostri appiccati incendi di malavita.
Che avete da buttar fuori odio sparso, distenderlo a ventaglio e pretendere d’usarlo come passo sul marciapiede?
Uno per uno a schiaffi da rianimazione vi si verrebbe da dirvi: mostratemelo allora il motivo di tanto abbaio e a carte scoperte giochiamoci il fatto di comprendere se per davvero il vostro latrato stanco valga il succulento piatto.
Perchè secondo me vi si è persa di vista la testa.
Vi si è fuso il collo coi padiglioni.
Non ascoltate più il battito e state lì buoni solo a modularvi sulla frequenza dei vostri inutili lamenti.
E i radiodrammi sono ben altri.

dic 6, 2003 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Due cose che.

… Ciccio ha sempre fatto il meccanico, in nero, da quando aveva 10 anni.
Ha un contratto di un anno all’Alfa di Pomigliano, lo stipendo lo spende in vestiti e coca. Come i ‘signori’.
Peccato che, tira e ritira, a loro i soldi finiscono. E pure in fretta.
Mentre ai ‘signori’ no. Altrimenti che ‘signori’ sarebbero? …

La prima è
che sopra ci stan parole non mie, da non dimenticare, e possibilmente da leggerle altrove assieme a molte altre di un certo spessore come cartavelina di fiori in mezzo alla munnezza.
La seconda è
che se di parole ne siete provvisti da far scorta e quelle che vi possiedono sono storte sghembe e distorte dalla rete dove sono state pescate o reinventate fate in modo che queste non vadano, per cortesia, perse.

dic 4, 2003 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Indirizzo.

Spacco bicchieri
urlo veleni
sono il fardello appeso ai tuoi pensieri
traballo di voce insicura
fievile residuo d’una speranza immatura.

Mimetizzo nel corpo il mio oppio,
mi coltivo in un campo di inibizioni illusorio.

Un passo avanti spargendo il nascosto
due passi verso quel che non è il mio ritorno
il terzo sgambetto chi è in posa perfetto
col quarto mi tiro la catena del cesso.

Leggo doveri
incenso pensieri
nulla mi resta oltre ai vostri veleni
mi ci diverto nel darvi consenso
per poi disfarlo col più banale pretesto.

Questo è il posto in cui voglio stare
affitto pagato con litri di sale.
Quarto piano rialzato di un condominio distinto,
centrotavola d’ un mazzo di fiori finto.

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