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ago 11, 2021 - Mangianastri    Dicevi?

Bortolo e Annina

- Raccontamelo ancora – disse all’improvviso Annina accarezzandogli il braccio con la punta delle dita.
- Raccontarti che cosa? – le rispose Bortolo più con lo sguardo perso verso le montagne che con la voce.
- Quella storia del tutto e del tutti.
- Ancora?
- Sì, voglio fotografarla con la testa.
- Va bene. Allora: tu non sei tu. O meglio: sei tu, ma sei anche il sasso, il vento, la Gioconda, il mare, tuo fratello e questo scarabeo.
- Lo scarabeo la scorsa volta non c’era.
- La scorsa volta non era spuntato all’improvviso dal prato come ora.
- Continua, ti prego.
- Siamo tutti parte del tutto. Ma quasi nessuno lo comprende. Ed è un peccato enorme perchè basterebbe così poco per cambiare la prospettiva.
- Cos’è la prospettiva Bartolo?
- E’ il modo in cui si osserva una cosa, che rimane sempre la stessa, ma cambia mentre la osservi.
- Non capisco.
- Non fa nulla, capirai. Comunque ti dicevo: la sostanza è importante, anzi fondamentale. La sostanza di cui sono fatti i nostri corpi e le nostre parole è la stessa con cui il sole sorge ogni mattina. La materia prima è identica, solo che è sbriciolata in tanti piccoli pezzettini di puzzle microscopici che compongono i nostri corpi ma anche i ghiacciai.
E tutto questo immenso quadro, in continuo movimento, è sorretto da un’unica potentissima colla.
- Quindi siamo tutti incollati?
- Esatto, ma il segreto è che noi siamo anche la colla. Siamo la colla e le tessere del puzzle insieme. Quindi, per lo stesso motivo per cui se io mi becco un raffreddore allora mi curerò per guarire, allo stesso modo se il raffreddore te lo buschi tu o un pinguino in antartide io dovrei avvertire lo stesso malessere ed aiutarti a stare meglio, capito?
- Capito, ma vale anche per il pinguino?
- Vale per ogni essere vivente, cosa o pensiero presenti su questa terra ed immersi in questo universo. Perchè tutti siamo parte del tutto: tu sei il tutto ed il tutto è parte di tutti.
- Tutti incollati.
- Esattamente: ed è per questo motivo che se un tuo amico realizza qualcosa di bello tu devi gioirne e non invidiarlo poichè questo significa che anche tu hai contribuito al suo successo. Viceversa se qualcuno commette una brutta azione anche tu ed io ne siamo in qualche modo responsabili perchè siamo anelli legati ad una stessa catena. Se la terra brucia e l’aria diviene irrespirabile a causa dell’azione dell’uomo , allora anche io e te dovremmo avvertire un calore insopportabile e al contempo far fatica a respirare poichè anche noi siamo l’uomo, la terra e l’aria.
- Siamo tutti.
- E siamo tutto.
- Bortolo?
- Che c’è?
- Ho voglia di coccole.
- Vieni qui.

apr 17, 2021 - Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

Mariachi

Chissà quale avventura hai tra le dita,
mentre la polvere danza e le ombre bruciano:
un orlo di rum, due gocce di destino,
un gioco di ciocche sul volto del collo,
un sogno cadente dalla mano di un bambino.

gen 30, 2021 - Cicatrici, Mangianastri    Dicevi?

Gocce

Pimpoli miti,
baratti del destino,
gorgogli distratti,
trottole vaganti.

Creta del siamo,
binari scassati,
tornando al sempre
sommersi e ciechi
in grotte presenti.

I conti, a lumi accesi,
son semi di pensieri
da farsi senza assenti
e giocarsi fra i misteri.

Smucky. 250320

Poggiato di gomiti sul mio davanzale osservo tra le persiane della finestra difronte un riflesso sbilenco che attende il mio sguardo quel tanto bastante affinchè accecato io volgessi il mio intento di attenzione al bastone poggiato sul balcone opposto al dolore.
Essendo accostato alla ruggine di un solo pensiero del fiato succede che quel supporto legnoso in quel preciso appuntamento con il cambio del guado del mio pensiero se ne cada diretto in strada con un balzo che non definirei molto ampio ma ripeto bastante al tocco sordo provocato dal suo rimbalzo di distacco dal collo del malcapitato infrangente di legge passante non spesso sovente al di sotto della traiettoria in sola prova cadente.
Il tutto nella voce fra il cappello ed il mento genera un sacripante verso di incredula ammissione per la ricezione del suddetto bastone involontariamente fuori dal presidio della mente ed un’alzata di orbite in cerca del movente per altro assente.
L’infortunio ambulante raccoglie le borse della spesa e si avvia nuovamente verso questa comune e straniante quarantena.
È allora che lo riconosco.
Non il bastone, non il balcone, non la caduta, non il passante ma la risata.
Dietro l’angolo della misura del palazzo basta quell’attimo a mezza altezza per sorprendermi di come a distanza di anni io già sappia a chi appartiene quello stupore a cui non so ancora dare il giusto suffisso al nome.
Scatto, trottolo le scale e prendo la corsa fuori casa: scavalco il bastonato e giro lo stucco dei muri.
Nulla, non vedo che quel che già conosco.
Lo penso, lo ripeto e quindi lo parlo per poi urlarlo:
- Smucky, lo so, tu lo sai, fatti vedere!
Tre cinguettii di passeri novelli cittadini, la millesima sirena lontana, lo stesso caldo silenzio primaverile che da giorni ormai spaventa il tutto e il nulla.
Giro le spalle e torno verso il mio assedio casalingo d’attesa per una storia che non sconta, non scritta e conta le assenze.
Al sesto passo del rientro risponde il suo sussurro accovacciato tra il marciapiede, il finestrino rotto ed il vermiglio di una portiera anteriore rigata.
- Se lo sai non hai bisogno d’oltre.
Rispondo al fermo, ma senza voltarmi, guardando altri nuovi vuoti tra le strade vuote.
- Hai ancora gli stessi occhi? – gli butto lì tanto per.
- E tu hai ancora lo stesso inchiostro? – risponde come se.
- Dove? Son più di dieci anni e oltre!
- Oh, non molto distante dal tuo allontanarti in realtà, dicono si chiami ‘quel che succeda a volte nella vita’. Prendi la prima stradina al bivio impolverandoti senza pensarci e poi è tutto in giro crescente di arzigogoli che poi neanche ci si ricorda per i compleanni.
- Come mai adesso?
- Hanno fermato l’attorno, hanno cancellato il paesaggio e rimescolato il mazzo. Ora non è più ora e domani non ha più un verbo se non quel ritocco di campane dilaniante: ho pensato che fosse un buon momento.
- Lo è, lo è sempre stato. Posso voltarmi giusto per ricordarmi di ricordarti?
- La scelta è tua, ma la storia è nostra. Facciamo che ci vediamo quando ci rivedremo ok?
- Quando?
- Presto, te lo stai già promettendo: ed è già un buon segno.
- Allora sia: a presto, amico mio.
- …
Il tacere è un invito al girarmi per scoprire il vuoto ma prima del farlo passa un’auto con a bordo un paio di carabinieri: hanno il finestrino abbassato e dalla radio risuona straniante l’inno d’Italia.
Così capisco nel non voltarmi quel che quella candela accesa sul mio davanzale ora mi invita a fare: ‘vai avanti che ti aspetto’, direbbe Smucky.
Perché è vero: c’è un qualcuno che ci aspetta, alla fine di tutto questo.
Perciò: avanti, andiamo avanti.

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