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nov 27, 2017 - Cicatrici, Mangianastri    Dicevi?

Senza nome

Potesse che il cielo mi dica sai
infondo non è che un passaggio,
un’unghia da smalto,
un abbraccio a metà.

Uno schiaffo senza fiato,
un dirsi mai e un godersi altrettanto,
una camicia in saldo già macchiata
un’esca per giri tondi.

Perchè farlo e perchè no,
una sosta perenne fra labbra e altrove,
musica interrotta nel mezzo del ballo,
fiore che non conosce neppure il suo nome.

set 22, 2017 - Mangianastri, Senza cicatrici    Dicevi?

Dai su

Dai su
col pieno di orbite in occhi rotti
e buone fortune a consuetudini
che dicevi
dai su
lascia stare
questa camera è buia oltre lo spettacolo
m’accorgo solo ora del carillon
c’è il bisogno di una doccia di fiori
dai su.

Ale ora ti spiego

Ale ora ti spiego l’assortimento,
stai attento.

Domani, forse ieri,
dovrò raccontarti che faccio
e a te ti par poco.

Sai che ti dico:
son poeta e sognatore
che le rime costano niente
ti spezzeranno le ossa e l’amore
bucheranno le tasche e anche l’ardore
ma ti baceranno piano e sempre
un giorno alla volta ogni giorno migliore
e
allevatore di sogni
che quelli costano ancora meno
ma ti allargano il cielo
e quando piove
sai cosa raccontare
e quando c’è il sole
son sfumatore del creatore.

Perciò Ale scrivi e sogna
che ogni volta
forse
dico forse
ogni volta che lo farai
potresti pensare a me
alla mamma
al buon essere vivo
e sarà un bel divenire
e potrai donare
altro non ti servirà
fidati
anzi no
ricordati il cantare
quello lo potrai fare
anche quando le cose andranno male
figurati quando sarai leggero,
fiero.

Così infine
son qui barbuto a raccontarmi
come sarà
il tuo vivere,
il tuo volare
e il tuo cantare.

Lo so:
sarà speciale.

giu 27, 2017 - Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

Oltre è sempre un buon verbo

Un abbaio da chissà quale castello
mentre ora dimmi quale risposta dai
a questo grigio tutto assurdo
sul baricentro tra cielo e fiducia
vagando al largo di un tardo letargo.

Foss’Ottobre pagherei la retorica
al caleidoscopio delle foglie
svanendo al fronte di un improvvisa radura
inerme per cospetto al gioco delle ombre
e latente all’assenza del dubbio.

Tuttavia adesso hai un permesso
e un dirsi dal biglietto che stringi
perciò accomoda gli alibi, falsa gli accordi,
muta i cartelli e soffia la nebbia
che oltre è sempre un buon verbo.

Calibri corpo undici

Nemmeno un laccio o uno stratagemma
l’attorno non credeva al lampo nè al profumo del fieno
solo un qualcosa che sapeva di aver perso
ma non come tornare dove pensava fosse il posto
solo avanzare e non poter domandare
straniero nel suo essere andante
mai nell’agio di un buon pasto
o nel corpo sotto un tetto.

Nessuna lama, bagaglio scarso al suono
un piede dopo l’altro e attento alle lupinelle
pacato durante uno schiaffo
curioso alle carezze
e discreto nell’andarsene
senza un perchè nelle tasche
ma con buoni girotondi
e oltreoceani nelle pozze degli abbracci.

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