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Si conta lentiggini

Un bicchiere di mare,
due soldi di pelle scalza,
tre parole sussurrate all’alba.

Balliamo mentre mi ricordo
dove ride di casa il tuo volto:
‘resta’ fino alla fine del mondo.

In punta di piedi
tra tegole e gatti
distesi al cielo
si conta lentiggini
unendo punte
di stelle e nasi.

apr 25, 2024 - Calamai, Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

Oltre

Caracollante d’identico sguardo,
sbadato, attinente al dono,
frugante nei sogni, albero in moto,
delicato d’attenzione disperso,
seme e biglietto d’andata,
oltre il mio domani e il tuo ieri,
misteriosamente leggero
ti tengo e lascio in volo
che tanto di panorama ce n’è,
di vuoti d’aria hai voglia
e cadute a prenderti son qui
per sbrattarti, dipingerti,
abbracciarti per lasciarti andare
cuore del pane, dente di leone
e questo è il fiore.

apr 19, 2023 - Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

Tempo

Sta cosa del c’è tempo
è una balla senza senso:
ditevi del bene, mandatevi a cagare,
abbracciatevi,fatevi sentire,
burlatevi senza ritegno,
scrivete e sbranate,
ballate fuori tempo
e non aspettate a raccontarvi,
mostrarvi e stringervi
di mani e di pensieri
che il domani è già ieri
e i sorrisi rubati
sono arcobaleni.

Rebois e Regòrdes

Rebois stava scalciando stupidamente l’aria accompagnando le sue movenze disarticolate con versacci ibridi quando proprio a causa di quei movimenti sincopati la sua scarpa sinistra decise di lasciare la calzata per atterrare accanto a quella barca dopo un volo ballerino e pitagorico.

La barca, a detta di tutti, non aveva mai lasciato il molo ed era da sempre ormeggiata con la prua rivolta al respiro. C’era una scritta rossa dipinta lungo il suo fianco, un po’ incerta e un po’ contenta: Regòrdes.

Regòrdes se ne stava lì, placida e senza timori. Oltre che ad attendere scarpe volanti adorava ascoltare quel genere di discorsi che la gente fa al tramonto, un tempo sbertuccianti di colori sgargianti ed ora tenui imitazioni sbiadite di un inverno senza neve.

Rebois smise di soffiarsi addosso, raggiunse la sua perdita, si guardò attorno tra il nulla e il tutto, raccolse dal cielo una sensazione di cui non aveva ancora il nome e per la prima volta accarezzò Regòrdes.

Poi venne la vita e Rebois con entrambe le scarpe si voltò verso di essa.

Ciò nonostante, sebbene fosse distante da Regòrdes per indirizzo ed anagrafica, Rebois negli anni amava ogni tanto ritornare da lei mettendosi in viaggio per giorni o addirittura mesi, all’improvviso, godendosi il panorama fatto di bottoni sui cappotti delle persone, tegole mal posizionate e vaghi sentori di echi di campanacci legati a mucche svogliate ma canterine.

Regòrdes nel frattempo non è che lo aspettasse: passava il tempo accogliendo tentativi di punture di zanzare, punteggiando gli sciabordii nelle notti di tempesta e adorando fare scherzi al gracidio delle rane contrapponendone un falsetto istrionico attraverso lo scricchiolio delle sue assi di legno.

Rebois al termine di ogni suo ritorno da lei amava non raggiungerla d’istinto e così percorreva gli ultimi istanti giocherellando col suo bastone lungo la riva, gettando i sassolini al rimbalzo e trotterellando laconico accanto ai solchi lasciati dai carretti dei rigattieri stanchi. Addirittura se tutto ciò accadeva d’inverno, e spesso la neve ne era testimone, invece di sobbalzare a gran salti da Regòrdes sostava per un po’ al caldo della locanda del paese intrattenendosi con i pellegrini di passaggio e fingendosi interessato ai loro racconti prima di recuperare il coraggio sotto la solita gamba tremolante.

Una volta raccolto il tempo adatto Rebois alzava gli occhi al cielo, prendeva il giusto sentiero e quando finiva di fischiettare la loro canzone giungeva come se non si fosse mai mosso ad un battito da Regòrdes.

Regòrdes come sempre lo aveva già sentito arrivare ben prima, avvisata dall’allacciarsi dei bottoni, dagli sfrigolii delle tegole e dagli accordi dei campanacci. Quindi, quando Rebois sull’uscio della locanda alzò le sopracciglia per riveder le stelle, lei sapeva già perchè valeva tutta quella pena la sua attesa.

Rebois si fermò il suo solito istante per osservare Regòrdes tutta intera: raccolse il tempo con un gran respiro e impercettibilmente allungò la mano per trasformarla in carezza, come sempre.

Regòrdes la accolse, passò tutta la notte ad ascoltare nuvoe storie, si lasciò cullare dalle sue onde e dal suo mare, come sempre.

A vederli lì sul molo più che sinceri parevano imperfettamente veri.

nov 9, 2022 - Mangianastri    Dicevi?

Fruscii

Danze cadenti,
fruscii d’accordo,
vibrisse attente.
Storie silenti
sciacquate al bordo
di un rogo suadente.

giu 28, 2022 - Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

Come dovessi far quello che

Prendi, lascia,
bagnasciuga sulle note,
ricalcola il ritmo,
il passo, le assenze,
i mugoli, gli anatemi,
le voci care quasi dimenticate
e poi attenuati,
scegliti un cielo,
assorbi nuvole e venti,
lasciati alto,
tocca i comignoli,
accarezza gli alpeggi
e quando ritorni
non bussare,
se proprio insisti
canta e siediti a tavola
non attendere,
saziati e racconta,
bevi e osserva,
come dovessi
far quello che riparte.

apr 12, 2022 - Calamai, Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

Wonder boy

Colla di fumo, sguardo altezza tavolino.
Settebello, scopa, bestemmia che si sente fino alla chiesa.
Duecento lire, wonder boy.
Una spuma, un pacchetto di merit, una boccia che scavalca la sponda e finisce sulla piastrella.
- Fi piano, disgrassiach! – dal bancone la Sunta dispensa invettive e bianchini.
Corro al mio angolo,
entro nella cabina
dentro la sala
dentro al bar,
fantascienza anni ottanta da numeri senza prefisso senza dottori misteriosi.
Swissh e puff, mi ovatto richiudendo la porta pesantissima e mi diletto mentre leggo l’elenco altissimo di paesi lontanissimi tipo Gaverina. Se avessi un gettone avrei il mio bel minuto di connessione. Non ce l’ho: mi accontento di sapere che sono le undici e ventitre minuti, le undici e ventitre minuti, le undici e ventitre minuti.
Click, swissh e spuff, torno al mondo spingendo la porta leggerissima che mi ridona l’aria calda della mia domenica in maggio di rosario d’infanzia.
Salto in auto, lui l’accende da signore vestito a festa e senza le cinture allacciate la valigia è quella di un lungo viaggio.

ago 11, 2021 - Mangianastri    Dicevi?

Bortolo e Annina

- Raccontamelo ancora – disse all’improvviso Annina accarezzandogli il braccio con la punta delle dita.
- Raccontarti che cosa? – le rispose Bortolo più con lo sguardo perso verso le montagne che con la voce.
- Quella storia del tutto e del tutti.
- Ancora?
- Sì, voglio fotografarla con la testa.
- Va bene. Allora: tu non sei tu. O meglio: sei tu, ma sei anche il sasso, il vento, la Gioconda, il mare, tuo fratello e questo scarabeo.
- Lo scarabeo la scorsa volta non c’era.
- La scorsa volta non era spuntato all’improvviso dal prato come ora.
- Continua, ti prego.
- Siamo tutti parte del tutto. Ma quasi nessuno lo comprende. Ed è un peccato enorme perchè basterebbe così poco per cambiare la prospettiva.
- Cos’è la prospettiva Bartolo?
- E’ il modo in cui si osserva una cosa, che rimane sempre la stessa, ma cambia mentre la osservi.
- Non capisco.
- Non fa nulla, capirai. Comunque ti dicevo: la sostanza è importante, anzi fondamentale. La sostanza di cui sono fatti i nostri corpi e le nostre parole è la stessa con cui il sole sorge ogni mattina. La materia prima è identica, solo che è sbriciolata in tanti piccoli pezzettini di puzzle microscopici che compongono i nostri corpi ma anche i ghiacciai.
E tutto questo immenso quadro, in continuo movimento, è sorretto da un’unica potentissima colla.
- Quindi siamo tutti incollati?
- Esatto, ma il segreto è che noi siamo anche la colla. Siamo la colla e le tessere del puzzle insieme. Quindi, per lo stesso motivo per cui se io mi becco un raffreddore allora mi curerò per guarire, allo stesso modo se il raffreddore te lo buschi tu o un pinguino in antartide io dovrei avvertire lo stesso malessere ed aiutarti a stare meglio, capito?
- Capito, ma vale anche per il pinguino?
- Vale per ogni essere vivente, cosa o pensiero presenti su questa terra ed immersi in questo universo. Perchè tutti siamo parte del tutto: tu sei il tutto ed il tutto è parte di tutti.
- Tutti incollati.
- Esattamente: ed è per questo motivo che se un tuo amico realizza qualcosa di bello tu devi gioirne e non invidiarlo poichè questo significa che anche tu hai contribuito al suo successo. Viceversa se qualcuno commette una brutta azione anche tu ed io ne siamo in qualche modo responsabili perchè siamo anelli legati ad una stessa catena. Se la terra brucia e l’aria diviene irrespirabile a causa dell’azione dell’uomo , allora anche io e te dovremmo avvertire un calore insopportabile e al contempo far fatica a respirare poichè anche noi siamo l’uomo, la terra e l’aria.
- Siamo tutti.
- E siamo tutto.
- Bortolo?
- Che c’è?
- Ho voglia di coccole.
- Vieni qui.

apr 17, 2021 - Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

Mariachi

Chissà quale avventura hai tra le dita,
mentre la polvere danza e le ombre bruciano:
un orlo di rum, due gocce di destino,
un gioco di ciocche sul volto del collo,
un sogno cadente dalla mano di un bambino.

gen 30, 2021 - Cicatrici, Mangianastri    Dicevi?

Gocce

Pimpoli miti,
baratti del destino,
gorgogli distratti,
trottole vaganti.

Creta del siamo,
binari scassati,
tornando al sempre
sommersi e ciechi
in grotte presenti.

I conti, a lumi accesi,
son semi di pensieri
da farsi senza assenti
e giocarsi fra i misteri.

Smucky. 250320

Poggiato di gomiti sul mio davanzale osservo tra le persiane della finestra difronte un riflesso sbilenco che attende il mio sguardo quel tanto bastante affinchè accecato io volgessi il mio intento di attenzione al bastone poggiato sul balcone opposto al dolore.
Essendo accostato alla ruggine di un solo pensiero del fiato succede che quel supporto legnoso in quel preciso appuntamento con il cambio del guado del mio pensiero se ne cada diretto in strada con un balzo che non definirei molto ampio ma ripeto bastante al tocco sordo provocato dal suo rimbalzo di distacco dal collo del malcapitato infrangente di legge passante non spesso sovente al di sotto della traiettoria in sola prova cadente.
Il tutto nella voce fra il cappello ed il mento genera un sacripante verso di incredula ammissione per la ricezione del suddetto bastone involontariamente fuori dal presidio della mente ed un’alzata di orbite in cerca del movente per altro assente.
L’infortunio ambulante raccoglie le borse della spesa e si avvia nuovamente verso questa comune e straniante quarantena.
È allora che lo riconosco.
Non il bastone, non il balcone, non la caduta, non il passante ma la risata.
Dietro l’angolo della misura del palazzo basta quell’attimo a mezza altezza per sorprendermi di come a distanza di anni io già sappia a chi appartiene quello stupore a cui non so ancora dare il giusto suffisso al nome.
Scatto, trottolo le scale e prendo la corsa fuori casa: scavalco il bastonato e giro lo stucco dei muri.
Nulla, non vedo che quel che già conosco.
Lo penso, lo ripeto e quindi lo parlo per poi urlarlo:
- Smucky, lo so, tu lo sai, fatti vedere!
Tre cinguettii di passeri novelli cittadini, la millesima sirena lontana, lo stesso caldo silenzio primaverile che da giorni ormai spaventa il tutto e il nulla.
Giro le spalle e torno verso il mio assedio casalingo d’attesa per una storia che non sconta, non scritta e conta le assenze.
Al sesto passo del rientro risponde il suo sussurro accovacciato tra il marciapiede, il finestrino rotto ed il vermiglio di una portiera anteriore rigata.
- Se lo sai non hai bisogno d’oltre.
Rispondo al fermo, ma senza voltarmi, guardando altri nuovi vuoti tra le strade vuote.
- Hai ancora gli stessi occhi? – gli butto lì tanto per.
- E tu hai ancora lo stesso inchiostro? – risponde come se.
- Dove? Son più di dieci anni e oltre!
- Oh, non molto distante dal tuo allontanarti in realtà, dicono si chiami ‘quel che succeda a volte nella vita’. Prendi la prima stradina al bivio impolverandoti senza pensarci e poi è tutto in giro crescente di arzigogoli che poi neanche ci si ricorda per i compleanni.
- Come mai adesso?
- Hanno fermato l’attorno, hanno cancellato il paesaggio e rimescolato il mazzo. Ora non è più ora e domani non ha più un verbo se non quel ritocco di campane dilaniante: ho pensato che fosse un buon momento.
- Lo è, lo è sempre stato. Posso voltarmi giusto per ricordarmi di ricordarti?
- La scelta è tua, ma la storia è nostra. Facciamo che ci vediamo quando ci rivedremo ok?
- Quando?
- Presto, te lo stai già promettendo: ed è già un buon segno.
- Allora sia: a presto, amico mio.
- …
Il tacere è un invito al girarmi per scoprire il vuoto ma prima del farlo passa un’auto con a bordo un paio di carabinieri: hanno il finestrino abbassato e dalla radio risuona straniante l’inno d’Italia.
Così capisco nel non voltarmi quel che quella candela accesa sul mio davanzale ora mi invita a fare: ‘vai avanti che ti aspetto’, direbbe Smucky.
Perché è vero: c’è un qualcuno che ci aspetta, alla fine di tutto questo.
Perciò: avanti, andiamo avanti.

Reali

Sospendersi
al fine valle ancora ballano
ma il vento sposta il petto
l’istinto stringe vicino
ed il monte è già sceso.

Stiamo e saremo
futuro di altri
forti all’esempio
e nel cuore della notte
porti rinascenti.

ago 29, 2019 - Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

Il movimento dell’assenza

Brucia quieta
il movimento dell’assenza:
onda stagna derisa,
bettola per aspre posture
se volessi aprire il cielo
parrebbe indecidersi.

Carrucola sfilacciata
sentinella persa
vuota di peso
sazia d’acqua cheta
arresa al vento
parca musa smaliziata.

Al tuo credersi voce
pulsa l’ombra del fuoco:
ruga senza sonno,
persa al gioco,
ninnola sbadata
morsa silente dal fiato.

Fresnel

Dazi ed incensi
lontani dai giusti sentieri
opachi e pesti
brillocchi di quieta cera
unti da palmi di mani stanchi
scorze di quei forse
di cui danzano le onde.

Miele di rena
conta di buffi racconti
monile sgretolato dai sogni
più colpi che spinte
che di gioie brune
e pasti dipinti
son piene le quinte
e sazi solo i vinti.

dic 12, 2018 - Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

Ah, il post del 25 già

Uscendo sto attento al friccichio
e dietro l’angolo attendo
pare vento
e togliendomi la coppola
indugio
s’alza un sorriso
vivo diffuso
allungo le giornate
sapendo del tuo gioco
e del domani che mordi
mentre quel che riavvolgo
tu lo dipani
tutto cresce
sotto il sole
tutto va
che in un momento
il nulla si fa
scanzonando il tempo
la voce cambia
n’esce colore
quale pace
senza nome.

set 19, 2018 - Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

Luccio di montagna

Spalle al muro
con questo fischio indecente
tra un tasto e l’altro del pianoforte
senza ascoltare un pallone perduto
o un fisico tropicale
non vale.

Raccogliendo mezzi ceffi sopraffini
ed esempi calzanti di perfetti sconosciuti
rugoso d’affetti e tenue negli abbracci
strimpellato d’assenze vocali
e quanti ingenui racconti silenti
ma attenti.

Star così pianti da esser contenti
nel veder le luci abbastanza distanti,
le spalle delle montagne amiche
e le pietre in riva asciugarsi
di quel che fa le giornate corte
in sorte.

Traèrs

Erba che neve del greve
guarda là per le valli
al fieno che le donne rivolta
c’è un cielo a cappello
e un fiore di quel che si sente
senza una valigia che conti
l’esser mica tanto in bolla
vicino al torrente
perduto nel canto dei larici
lasciarsi all’ondeggio
sopra il vento di malga
e vuotarsi il pane d’anima
col salto più alto del guado
mai più lontano del fumo.

Dove devo firmare

One hand in the air

eccomi sfrucugliato bastante
addossato alla corte
del primo che interrompe
questa danza di una stanza derviscia
senza il buon senso di mostrarsi al plesso
un cartonato del suo fuggire
per fingere di divenire
caro mio ti offro caffè e simpatia
per rimanere sveglio
per vincere al karaoke stonante
e per spedirti una cartolina
con scritto ‘smettila di parlare’
così quando arriva
sarai già qualcosa
di stupidamente nostalgico

two hands in the air

come sempre che vergogna
le tre versioni della storia
concidono solo alla partenza
e si abbracciano all’arrivo
ma considerando l’eqauazione a due terzi
la mia postilla è grata
per non essersi mai arresa
ed essere leggera ad ogni sole scalzo
dove devo firmare.

feb 19, 2018 - Calamai, Mangianastri    Dicevi?

Fa sito e va a laurà

Serpe senza siero
alla fine del lume
non c’è il pieno di gente
o il sarto di Panama
ma solo material blending
fra la darsena e Loreto
e scavi nei boeri
senza ruoli o premi.

Minuti ministri
meglio che vada
o che voti a polmoni pieni
e spiriti glabbri
dica che c’è
ce l’ha con me
lei non sa
ma guardi suvvia
mi fermo e mi slego
va meglio così
¿tu me comprendes
dai docà
fa sito e va’ a laurà.

gen 18, 2018 - Mangianastri    Dicevi?

Giaciglio

Ragazzo maraviglia
non ci si deprime qui
nel nido degli sfoghi
tra uno sconto ed un tocco di bon ton

l’unico magheggio rimasto
è un buon augurio di tempesta
che scuota il sole
faccia ruggire il santo bevitore

con un talismano finto di Lego
ed una otturazione fatta di sapone
aspra che un morso tenta
acerba che un primo bacio l’aspetta

quando ti accorgerai
che la notte è solo un nascondiglio
e la lontananza più che un fiume
è null’altro che un giaciglio.

nov 27, 2017 - Cicatrici, Mangianastri    Dicevi?

Senza nome

Potesse che il cielo mi dica sai
infondo non è che un passaggio,
un’unghia da smalto,
un abbraccio a metà.

Uno schiaffo senza fiato,
un dirsi mai e un godersi altrettanto,
una camicia in saldo già macchiata
un’esca per giri tondi.

Perchè farlo e perchè no,
una sosta perenne fra labbra e altrove,
musica interrotta nel mezzo del ballo,
fiore che non conosce neppure il suo nome.

set 22, 2017 - Mangianastri, Senza cicatrici    Dicevi?

Dai su

Dai su
col pieno di orbite in occhi rotti
e buone fortune a consuetudini
che dicevi
dai su
lascia stare
questa camera è buia oltre lo spettacolo
m’accorgo solo ora del carillon
c’è il bisogno di una doccia di fiori
dai su.

Ale ora ti spiego

Ale ora ti spiego l’assortimento,
stai attento.

Domani, forse ieri,
dovrò raccontarti che faccio
e a te ti par poco.

Sai che ti dico:
son poeta e sognatore
che le rime costano niente
ti spezzeranno le ossa e l’amore
bucheranno le tasche e anche l’ardore
ma ti baceranno piano e sempre
un giorno alla volta ogni giorno migliore
e
allevatore di sogni
che quelli costano ancora meno
ma ti allargano il cielo
e quando piove
sai cosa raccontare
e quando c’è il sole
son sfumatore del creatore.

Perciò Ale scrivi e sogna
che ogni volta
forse
dico forse
ogni volta che lo farai
potresti pensare a me
alla mamma
al buon essere vivo
e sarà un bel divenire
e potrai donare
altro non ti servirà
fidati
anzi no
ricordati il cantare
quello lo potrai fare
anche quando le cose andranno male
figurati quando sarai leggero,
fiero.

Così infine
son qui barbuto a raccontarmi
come sarà
il tuo vivere,
il tuo volare
e il tuo cantare.

Lo so:
sarà speciale.

giu 27, 2017 - Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

Oltre è sempre un buon verbo

Un abbaio da chissà quale castello
mentre ora dimmi quale risposta dai
a questo grigio tutto assurdo
sul baricentro tra cielo e fiducia
vagando al largo di un tardo letargo.

Foss’Ottobre pagherei la retorica
al caleidoscopio delle foglie
svanendo al fronte di un improvvisa radura
inerme per cospetto al gioco delle ombre
e latente all’assenza del dubbio.

Tuttavia adesso hai un permesso
e un dirsi dal biglietto che stringi
perciò accomoda gli alibi, falsa gli accordi,
muta i cartelli e soffia la nebbia
che oltre è sempre un buon verbo.

Calibri corpo undici

Nemmeno un laccio o uno stratagemma
l’attorno non credeva al lampo nè al profumo del fieno
solo un qualcosa che sapeva di aver perso
ma non come tornare dove pensava fosse il posto
solo avanzare e non poter domandare
straniero nel suo essere andante
mai nell’agio di un buon pasto
o nel corpo sotto un tetto.

Nessuna lama, bagaglio scarso al suono
un piede dopo l’altro e attento alle lupinelle
pacato durante uno schiaffo
curioso alle carezze
e discreto nell’andarsene
senza un perchè nelle tasche
ma con buoni girotondi
e oltreoceani nelle pozze degli abbracci.

mar 30, 2017 - Mangianastri    Dicevi?

Peserò ogni battito

Se esco son fregato
osservo e gioco da serio
un pensiero invadente
solo per salutare
di nuovo
senza lacrime o sospiri di orizzonte
un ricordo che non si spoglia
che posso dire o fare
se non trovare la chiave
se non mi ripeto trasversale
rallenterò il ritmo
e peserò ogni battito.

La fine del castagno

Un secondo d’uomo:
bastante al percorso
cencioso all’incompreso,
difetto al sapor del poco spavento.

Zucchero d’amor perduto
imitazione di un popcorn scaduto
lampo intuito lontano
re degli astanti silenti
angolo della sfera
migliore dei migliori increduli
giovincello in attesa del fuoco
assaggio di una sveglia già suonata
nessuno vuol vederti luccicare.

Un’altro anno va a dormire
la Fender attende ancora il suo sol
Cinecittà sta smantellando i suoi perchè
e la tua ragione si sta svalutando
il cielo mi chiede se son vivo
fa il bischero con le mie vene
che gli dovevo un abbaglio di pazzia.

apr 10, 2015 - Cicatrici, Mangianastri    Dicevi?

E risalgo al canto del ballo.

Lamenti che ti sembri
nel vedermi al paragone
nell’assemblarti con i mancamenti
il diamante si fiuta
s’osserva solo per chi
brilla, ha gioia, non si paga.

Non si è altro, non sono quello
nemmeno il più scaltro od il più bello
ma ho abbastanza polvere per avere un passato
ed un ventaglio che mi sussurra il futuro.

Sarà mio, sarà latrato e a volte stanco
ma senza risarcimento e consapevole del resto
perchè del mio valore io non ho mai accusato un paragone
ed ogni mio secondo è valso discreto al creato
del quale ogni giorno Santo io sono grato.

Quando poi alla conta dell’Alba
avrai voglia del mio sarcasmo, del mio ciancicare
del mio poveraccio sapore di labbra
dimentica tra i bicchieri e la pubblicità
di chi promette, s’espone al trucco e scompare
chissà quale sarà il cuscino della mia fragilità.

Osserva, sorridi, aspetta
quel lancio di domino che mi bussa alle spalle
nell’attesa provo lo swing al meglio
come mi riesce docile, in silenzio
tanto tutto s’è già messo in moto
salgo al faro, son di me stesso vedetta
cucio il mio giaciglio d’ombre e latte
e risalgo al canto del ballo.

gen 17, 2015 - Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

E’ cresciuto, è tornato, se n’è andato.

Nu poco più per piacere
io già lo so
stanno raccontando le cose
tu nun me po’ capi’.

Ciabatte appoggiate lente
affamate di ringhiere scrostate
sale che adora il mare
arrabattandosi l’ingegno
mentre fuori tramonta.

Ciotoli annaffiati, scogli spogliati,
la neve buona per una cartolina,
le vocianti e i cani sciolti,
nuove nuvole sollazzano l’hotel.

Sferraglia intra i vicoli
sfugge la pietra arsa
ascolta il racconto dell’acqua
che non fa per nulla rumore
ride senza un tempo di ritorno
e riflette quel tuo bagliore.

lug 24, 2014 - Mangianastri, Senza cicatrici    Dicevi?

Al piöf

Occhi da sole
dove arrivate?
La tua soddisfazione
passa per tv, magazine e selfie sfuocati.
Bella giacca d’un viola violento,
ottimi i polsini ed i risvolti metodici.

Com’è il tuo star li dentro?
Perchè mi tenta il nervo,
mi suda il plesso
mi scortica l’angusto.
Possibile?
Che t’abbai, che tanto
sempre là rimane il satellite.

Qualche anno fa
m’avrei avvolto d’altro corso
ma ora
infeltrito
no dai
gessato
a che serve
speechless
veramente
m’orso ballerino
basta la quiete.

mag 27, 2013 - Mangianastri    Dicevi?

Regola di Carson

Dondola
colla in furia
che cieca si arresta
curva e saltella
al ritmo del pugile sfida
ostenta per fiera attesa
forza nera fa da piega.

Risalta
il cono d’aria
direttiva portante
fende brucia e contende
essenza divertente
tra carbonio e diamante
conduce senza solvente.

mar 9, 2013 - Mangianastri    Dicevi?

Montmartre

Sale che appendo al vento,
un carillon s’asciuga di sole
il fagottino sporge il naso
e annoto la confusione.

Il bel taglio d’erba
scrocchia le suole amiche
ritrovo la soglia di casa
danzante al singulto.

Vibra la corda
sfugge di pupilla
sbalzano le lenzuola
dal buio della stanza
la tua voce si grammofona
filtra l’aria
fascia la sedia
ora si riposa.

Par l’angolo
n’esce un miciattolo
s’attorna il perimetro
e rotola nel caldo
non si usa di graffi
ma tosto si stende
e attende.

Il battimani del cielo
danza i rivoli delle persiane
mi invoglia d’uscio
senz’aver bisogno di nuvole.

lug 2, 2012 - Mangianastri    Dicevi?

Dai, acchiappa

Adesso riesci a bloccare Miss Palla.
Oddio, non più di due secondi (per ora) ma tra le due minimanine che ancora non salutano il pollice opponibile è già una buona storia.
Se poi ti racconto che la tua supervista si allontana di una mela al giorno allora io e mamma siamo d’accordo: sei un regalo nuovo ad ogni alba.
Da qualche giorno allunghi il collo verso il mondo: tenti di equilibrarti il pensiero spingendoti verso i colori.

Rotoli,
fingi di arrabbiarti,
sorridi.

E quando sorridi ci perplessi: perchè sappiamo già che il tuo mondo sarà più grande del nostro.
Ci saranno salite che ora son colline e questo nuovo ruolo ci ha colto impreparati nel renderti disteso al meglio il sentiero.
Ci scintilliamo, ci scheggiamo, ci bruciamo.
Ma a te piace il bagnetto, la calma delle carezze e non il calore acceso di questo Caronte che non ti lascia osservare sereno.
Il tuo naso attento assorbe l’aria attorno e le braccia che ti cullano sanno già quanto conosci l’attorno.
Non posso assicurarti di crescer rose senza spine ma posso imparare al meglio ad innaffiare il giardino.
Niente manuali, solo le migliori intenzioni a scanso di tensioni e tenzoni.

Carezze, ricordamelo.
Carezze verso te, la mamma, il mondo.
Carezze d’occhi, di parole, di comprensione scioglisole.
Carezze del pensiero, carezze sottosuole e carezze d’angoli visione.
Carezze attente, carezze che si confrontano, carezze preludio d’amore.

 

Guarda,
è tornata Miss Palla.
Dai, acchiappa.

mar 31, 2012 - Mangianastri    Dicevi?

Gomena

Allora,
dov’è?
Taglia il bosco
scuoce la pasta
sbolle la rabbia
rassegna stampa del destino
Manhattan
allora me la conti su
questa maraviglia
io non riesco a capire
ruguso d’entrata
e vellutato al rientro
perchè corteggiare?

L’alba s’oceana
l’aria rialza la grazia.

Pace nell’aria
un cardellino
un racconto astratto
un parlar di segni
sorrisi cotti per ombre
magliette a maniche corte
tagliate a guisa di coriandoli
io non riesco a capire
mi si vede la tempia?

Risplendo sottocoperta
troppa esposizione
vengo bruciato
fra la patina e il soffuso
scartabellando prime time.

Succo del senso del capoverso
cottage di periferia
d’un violento ashtag
giallo su verde
fotovoltaico e reagente

placido silenzio attento.

lug 27, 2011 - Mangianastri    Dicevi?

Le vostre MilleCento

Rossi di nuca
viola di paura
gialli scottati
neri d’asfalto
blu del sale
verdi sgomenti
bianchi di pace.

Sirene stridenti
primo fermati
secondo fischio l’aria
terzo attento
arriva l’eco
dieci anni di meno.