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Son sei anni già
d’assenzio in acciaio dolce
battuto in tondo per mancanza,
ingiallito come una fotografia distratta,
indelebile come la tua ombra calda.
Manchi a questo andare
si pietra di ritorno,
acqua fresca di bosco
corsa nel fieno d’agosto.
Ma la tua ombra è attenta,
il tuo sguardo lo salvo a vanto
e la tua gioia del mondo
uno spillo traverso profondo.
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Boriosi postulanti,
fatevi calvi di spore
in erezione di parole.
Per favore.
Che supporto al sopportarvi
non tengo più nelle tasche
abbastanza grandi.
Disquisite e ponderate da vacche
credute sempreterne,
pasciute al macero dell’esistenza.
Inerti al creare,
inermi al saggiare.
Fuori c’è il sole:
andate a dar via il maggese
santa polenta,
null’altro da fare
che segarvi l’esistenza
dimostrando che il vostro pensiero
è sempre il più glorioso
di chiunque voglia farne l’orlo.
Dai osti,
accettare e non pontificare,
amare e sbranare la neve
prima che si sciolga:
quanto vi costa?
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