Terraferma
Nei tuoi giù
nel tuo esser sì
nel tuo pranzo
nei tuoi stringermi
nel tuo imparare
nel tuo miele
nel tuo chiedermi
nel tuo insistere
nei tuoi perchè
nel tuo sogno
nel tuo abbraccio
nel tuo mondo
c’è il mio posto.
Nei tuoi giù
nel tuo esser sì
nel tuo pranzo
nei tuoi stringermi
nel tuo imparare
nel tuo miele
nel tuo chiedermi
nel tuo insistere
nei tuoi perchè
nel tuo sogno
nel tuo abbraccio
nel tuo mondo
c’è il mio posto.
Se non fai non sai
se non sai non sei
se non sei non fai.
Il vin brinello di questo primo inverno m’arriva lucido soppiandandomi al fosco del primo tramonto. Resto assorto e steso come bucato a candeggiarmi stordito dalla mistura atipica del mio volsi a scocca di corteccia d’acero sbiadiata.
Rewind.
S’avessi più lucidità brillerei
fossi più affilato mi ritirerei
s’avessi bagagli ampi li svuoterei
fossi un salvatore m’arrenderei
s’avessi benedizioni mi assolverei
ma te sarà mai possibile
rubo gli sguardi incompresi di me
sottilizzo i respiri perchè non ritornanti
sguazzo nei trucioli tosto che nell’oro dei calici
corro dietro al libeccio solo per inciamparmi
et
tutto questo abbellirsi
in tempi di crisi aristocratiche
mi sbellica il vuoto delle tasche
e mi rasenta gli unplugged del vorrei.
Fai te.
Mi basterebbe un poco d’aria:
appoggiare il naso sulla soglia dell’ultima pietra
inumidirmi le narici, guardar fuori la venuta dell’alba
intuirla
aspettarla
saperla certa.
Mi basterebbe senza cadenti o passaggi d’aeroplani
senza fischi di venti o risate rimbombanti
mi basterebbe
e basta.
Un intreccio di fune calata
un rabbocco all’unghie distrutte
una piega fra le pareti lisce
un raggio accecante.
Mi basterebbe un poco d’aria.