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Calibri corpo undici

Nemmeno un laccio o uno stratagemma
l’attorno non credeva al lampo nè al profumo del fieno
solo un qualcosa che sapeva di aver perso
ma non come tornare dove pensava fosse il posto
solo avanzare e non poter domandare
straniero nel suo essere andante
mai nell’agio di un buon pasto
o nel corpo sotto un tetto.

Nessuna lama, bagaglio scarso al suono
un piede dopo l’altro e attento alle lupinelle
pacato durante uno schiaffo
curioso alle carezze
e discreto nell’andarsene
senza un perchè nelle tasche
ma con buoni girotondi
e oltreoceani nelle pozze degli abbracci.

La fine del castagno

Un secondo d’uomo:
bastante al percorso
cencioso all’incompreso,
difetto al sapor del poco spavento.

Zucchero d’amor perduto
imitazione di un popcorn scaduto
lampo intuito lontano
re degli astanti silenti
angolo della sfera
migliore dei migliori increduli
giovincello in attesa del fuoco
assaggio di una sveglia già suonata
nessuno vuol vederti luccicare.

Un’altro anno va a dormire
la Fender attende ancora il suo sol
Cinecittà sta smantellando i suoi perchè
e la tua ragione si sta svalutando
il cielo mi chiede se son vivo
fa il bischero con le mie vene
che gli dovevo un abbaglio di pazzia.

ott 26, 2016 - Calamai    Dicevi?

Lord

Niente che forse dicevi cadde
la direzione verso casa sorvola la sabbia,
il soffitto si increspa di sonno
e fra le tue braccia c’è buona aria.

Disteso oltre te
brucio e ascolto le braci dello scontro
piangere d’un verbo stolto
e credere nel nobile sentimento
per qualcosa di sottinteso.

Camminando raccolgo ombre
con pezze di domande scontate.

Al tocco di piume avverto il cielo:
sarà atroce, attento al canto
passa trascinando una qualunque storia
e contemplandosi si vanta
senza ragione per il suo bisogno d’acqua.

Se posassi quel tuo mio respiro
potremmo raccoglierci senza cadere.

mar 16, 2016 - Calamai    Dicevi?

Assi sperlunghe

Assi sperlunghe
che m’avvolgete le branchie
compagne mielose di approdi
su pianeti bagnati di polvere
e soffiati lontani dai mali
vi lascio imbronciate d’ombre
nel rifugio regalmente temuto
senza più un plauso pensiero
od un muto voler insistere
siate degne del nuovo mozzo
e del profumo caduto al cielo.

set 4, 2015 - Calamai    Dicevi?

Chiedo di Lucio

Vermiglio,
perchè mai dovrei essere spaventato?
Non senti il suono del piano,
il cristallino confondersi delle nostre voci
pur adesso che ti silenzi addosso un fiore
ripasso più tardi,
fra vent’anni
e chiedo di Lucio.

La panacea del viaggio
un fianco porto all’ansa del fiume
l’unto rimasto dal coraggio
un becero costume di piume
ed un liquore moderatamente scalzo.

L’arsa stretta di mano
mentre conduce al sogno
produce ampie desolazioni
comprime gli esseri nei patti
gioca con desideri al conio
valuta promesse in confessioni
lascia risplendere vecchi graffi
e mi dipana invano.

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