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mag 29, 2009 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Novecento suona anche in terza classe.
La prima volta fuori dalla porta penisola per festeggiare diciotto primavere tonde ed un pezzo di carta sciolto in algebra afferrai il primo treno cicatrizzando l’attorno assieme ad un Nino dal torace pronto al vento.
Raggiunta la capitale del vecchio mondo la setacciammo di vita lunghi e larghi fino a dormire distesi sotto le pulci di un vecchio ostello Giordano.
L’ultimo giorno da quelle parti attraversai illibato il ponte della torre accanto ai gioielli. Sostai in mezzo: non so a tutt’oggi per quale motivo o per quale contesto.
Ma mi fermai, respirai, guardai il Thames. Rimasi a lungo a farmi punto.
Chi dove quando perchè.
Da a.
Srotolavo legato al levatoio il mio gomitolo rosso senza rendermi conto ne importanza del come sarebbe andata la danza del mio mondo.
La seconda volta fu nel bel mezzo di una festa.
Stordito dal dolore ed ebbro di raccolta fui spalla di un’amicizia mai dissolta.
Finite le teorie, le pratiche erano fondamenta e il giro del filetto s’intontiva al giro, pronto a smuoversi inverso.
Raggiunsi quasi senza riflesso di nuovo il ponte del mezzo.
Ci vidi scorrere la stessa acqua sotto.
Ripresi il mio filo rosso sbiadito accarezzandolo con un dito.
Ora sapevo da dove venivo ma rimaneva l’incognita del mio destino.
Non uomo, non più ragazzino.
Mi voltai e continuai il cammino.
La terza volta fu la svolta.
Arrivai perchè voluto, accompagnato dal mio cuore.
Come le altre vite sostai nel mezzo ma raddoppiando questa volta i pollici.
Riavvolsi il gomitolo e lo buttai nell’acqua diversa.
Dalla tasca del cappotto tolsi un anello.
Guardai il Blu baciandone il respiro.
In quel preciso istante trovai il mio posto nell’attorno.
Oggi continuo ad andare: ma ora conosco dove tornare.
mag 29, 2009 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Novecento suona anche in terza classe.
La prima volta fuori dalla porta penisola per festeggiare diciotto primavere tonde ed un pezzo di carta sciolto in algebra afferrai il primo treno cicatrizzando l’attorno assieme ad un Nino dal torace pronto al vento.
Raggiunta la capitale del vecchio mondo la setacciammo di vita lunghi e larghi fino a dormire distesi sotto le pulci di un vecchio ostello Giordano.
L’ultimo giorno da quelle parti attraversai illibato il ponte della torre accanto ai gioielli. Sostai in mezzo: non so a tutt’oggi per quale motivo o per quale contesto.
Ma mi fermai, respirai, guardai il Thames. Rimasi a lungo a farmi punto.
Chi dove quando perchè.
Da a.
Srotolavo legato al levatoio il mio gomitolo rosso senza rendermi conto ne importanza del come sarebbe andata la danza del mio mondo.
La seconda volta fu nel bel mezzo di una festa.
Stordito dal dolore ed ebbro di raccolta fui spalla di un’amicizia mai dissolta.
Finite le teorie, le pratiche erano fondamenta e il giro del filetto s’intontiva al giro, pronto a smuoversi inverso.
Raggiunsi quasi senza riflesso di nuovo il ponte del mezzo.
Ci vidi scorrere la stessa acqua sotto.
Ripresi il mio filo rosso sbiadito accarezzandolo con un dito.
Ora sapevo da dove venivo ma rimaneva l’incognita del mio destino.
Non uomo, non più ragazzino.
Mi voltai e continuai il cammino.
La terza volta fu la svolta.
Arrivai perchè voluto, accompagnato dal mio cuore.
Come le altre vite sostai nel mezzo ma raddoppiando questa volta i pollici.
Riavvolsi il gomitolo e lo buttai nell’acqua diversa.
Dalla tasca del cappotto tolsi un anello.
Guardai il Blu baciandone il respiro.
In quel preciso istante trovai il mio posto nell’attorno.
Oggi continuo ad andare: ma ora conosco dove tornare.
mag 22, 2009 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Forte di polvere.

Occhio per terra,
orecchio che trema:
sangue stesso sangue.
Respirare l’essenza.
Stringere mani.

Forte di polvere.
mag 19, 2009 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Di nuovo benvenuto.

Sfuggo dal finestrino contro la corrente del mio brufolo andino.
Ne temo uscendo lo sguazzo del prato accanto, ma per fortuna cado senza un fiotto lungo e disteso presso un pozzo.
Incontro un pranzo consumato tutto attorno e mentre m’asciugo lo sbuccio già canto diverso.
Leggero e intonacato di fresco in lontananza osservo uno storno andare verso il castello.
Chiedo l’arrivo a Chihiro, mi sussurra mirtillo di bagnarmi per terme ed infine strizza l’acqua uscendone indenne.
Corro al giunto e prima di bussare tolgo il superfluo fugace.
S’apre il portone, scavalco il mio attore e son di nuovo nel mio gioco migliore.
mag 19, 2009 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Di nuovo benvenuto.

Sfuggo dal finestrino contro la corrente del mio brufolo andino.
Ne temo uscendo lo sguazzo del prato accanto, ma per fortuna cado senza un fiotto lungo e disteso presso un pozzo.
Incontro un pranzo consumato tutto attorno e mentre m’asciugo lo sbuccio già canto diverso.
Leggero e intonacato di fresco in lontananza osservo uno storno andare verso il castello.
Chiedo l’arrivo a Chihiro, mi sussurra mirtillo di bagnarmi per terme ed infine strizza l’acqua uscendone indenne.
Corro al giunto e prima di bussare tolgo il superfluo fugace.
S’apre il portone, scavalco il mio attore e son di nuovo nel mio gioco migliore.
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