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feb 5, 2008 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Asfodeli.

Freddo che giace, freddo che tiene,
freddo che scalda l’attorno alle vene.
Si muove l’universo sta tutto dentro una voglia:
la tua collana è spietatamente morsa.
Una carezza brucia l’acqua della nostra distanza:
la tua spalla scoperta sa di carta falsa.
Sappia la destra come rigirare l’onesto:
l’allerta pare una serpente con la lingua nel cesto.

Siamo fatti per esser noi,
uno più uno del nostro orgoglio,
rampe di lancio per Saturno,
occhi tesori di Giada,
asfodeli esili al canto,
terra dalla Luna,
incroci di stazioni,
passi svelti di tango
e polvere di fata.

Equazioni rare dentro a burroni scadenti,
per quel che ne vale ci salveranno i venti.
Trema il bastone mentre vibra la pioggia
leggero come farfalla che bacia la roccia.
Dicon che le ombre eran sussurri da queste parti
sfiorandosi le labbra come le dita degli amanti,
ma il sole torna sempre a batter cassa
sciogliendo l’ora d’alba in fiori di melassa.

Siamo fatti per esser noi,
uno più uno del nostro orgoglio,
rampe di lancio per Saturno,
occhi tesori di Giada,
asfodeli esili al canto,
terra dalla Luna,
incroci di stazioni,
passi svelti di tango
e polvere di fata.

gen 29, 2008 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Chi siamo noi?

Dell’Apulia m’accoglie il bianco che si finge un celeste di riverbero sotto gli arzigogoli degli ulivi. T’arrivi e pari già a casa, con le pietre spaccate d’angolo in mano ed i misteri dietro l’atrio.
Anna racconta a quei tutti quale sia il suo sogno di carta con gli occhi di chi non s’arrende. Quando parla sfocia l’acqua d’una sorgente che t’avvolge, quando osserva scatta e s’istantanea un riflesso dal quale nascerà un progetto.
L’attorno è fatto di quadri zabrati e persone dal collo lungo che ruminano un concetto e decidono chi fare entrare fra il loro collo e il loro presunto oro.

Le locandine col mio nome sono come pasta sfoglia per questo bimbo sempre in giro e le persone che vogliono sono preziose persino mentre collegano un videoproiettore.
Andria è un cucuzzolo che par largo d’intenzioni mentre si rannicchia d’illusione in una piazza con bisettrici a Trompe-l’œil. L’aria sale dal mare e ti coglie intento a perderti fra viottoli e senzavocali. Plani fra cattedrali in porti e astronavi lunari fino al sapore che ne tiene un cartaio leccese.

Mi fan domande in video, mi raccontan passi in polvere, mi accolgono di firme preziose.
Vorrei non dire a Francesco che la delicatezza è anche un foulard d’emozioni trasmesse, ad Anna che un libro detitolato vive e s’accresce di quel che lei ha appena creato e che sentirsi raccontare dalle persone dell’esser venute apposta per ascoltare un pensiero sghembo è un qualcosa che alza il mondo.
Tutto l’attorno è stato d’inchino per il prossimo stringimano a passo d’ali.

Grazie. A chi vi era e a chi non sapeva d’esserci.

gen 15, 2008 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Lettere al direttore.

Direttore
qui non si han più parole:
la moquette scioglie il tanfo
gli scarafaggi s’alzano a festa
l’acqua calda pare un miraggio
e il telefono squilla muto.

A saperlo
sembra d’essere in guerra
altro che Natale sparato
o presepe, Cannavaro
e tutte sti signuri ‘ncruvattate.

Non piglia o satellite
invece di preghiere
m’arricchisco di neomelodie
con video da star di quartiere
come i santi d’un tempo:
ora e sempre sul banchetto d’altare
ci venerano la commedia.

La rabbia discenda
come neve d’acqua fresca
ad imbiancare la munnezza
inchiostro s’esponga
d’una rima amara
prima della tonnara.

Direttore esimio,
luminare della tariffa speciale
che s’ha da fare:
qui si preferisce incendiarsi
d’andante con brio
e piuttosto che impararsi nuotare
s’ama sporcarsi nel farsi
sistematicamente affogare.

D’immutato aspetto
con immerso fetore
la saluto perso
e l’ascolto ghignare.

gen 6, 2008 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Voltàti.

E ruotava
i suoi seni
verso un ritorno
da un monte etereo.

E fingeva
di esser sorpresa
quando l’amavi
con estraneità.

E s’allungava
di riviste oscene
per uncinetti
e molle molli.

E avanzava
come l’inverno
fredda d’aspetto
e lucente nel taglio.

E godeva
mio dio godeva
nel farsi modella
per ovvietà.

E sapeva
di acqua di mare
come la neve
che sbaglia stagione.

E pretendeva
come si prega
senza scelta
nè dignità.

E piangeva
come le attrici
di fotoromanzi
in lacrime mute.

dic 21, 2007 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Insieme diciamo.
Xmas Carol.

Santo il signore
con tutte le sue forme
santo è il di Lui maglione
che tanto Egli non ha freddo
e quando lo piglio in giro
sorride
con Spirito da pigmalione.

Santo il mio deretano
salvato da tanta presunzione
lodato sia il suo nome
come avvento d’un destino migliore.

Osanna al mio amico Osvaldo
strambo e con l’occhio casto
fino al limitare del bosco
dove si perde tra bestie e feste.

Alleluja al custode del castello
sempre al limite dell’opulenza
si diverte come chiavista costretto
a serrare tanto odio oltre parvenza.

Gloria in eterno ai fannulloni
sia un editto custodirli cautelari
agli arresti dagli eventi mondani
lontano dai pericoli volontari.

Santo il signore
con tutte le sue forme
santo è il di Lui maglione
che tanto Egli non ha freddo
e quando lo piglio in giro
sorride
con Spirito da pigmalione.

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