dic 12, 2018 - Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

Ah, il post del 25 già

Uscendo sto attento al friccichio
e dietro l’angolo attendo
pare vento
e togliendomi la coppola
indugio
s’alza un sorriso
vivo diffuso
allungo le giornate
sapendo del tuo gioco
e del domani che mordi
mentre quel che riavvolgo
tu lo dipani
tutto cresce
sotto il sole
tutto va
che in un momento
il nulla si fa
scanzonando il tempo
la voce cambia
n’esce colore
quale pace
senza nome.

nov 15, 2018 - Cicatrici    Dicevi?

Quasi mi dice se fosse

Il mio angelo senza ali
di sussurro nascosto
mi bussa nei sogni cheto:
quand’era sguardo in me
aveva un futuro probabile
ma il mio presente
non ne ricamò un regalo.

Così scelse altra sorte
lasciandomi il torto
di non che esser me
e volando nel giusto
mi rimase al riflesso.

E furon lune e piogge scure
sabbie e pelli al bacio
un contagio e un battelo
fino all’isola felice
altro mondo, diverso indirizzo.
altro speciale universo.

Ma lui torna:
la notte
si tinge accanto al letto
e cucisce, accarezza,
che quasi sento la voce
quasi mi dice se fosse
ma lui è altrove
ed io nemmeno un signore.

Dice che anche lui
ora fa bei sogni
e chiama di me in quelli
per quanto lontano
basta un mio canto
si morde il labbro
mi sfiora la schiena
in cerca dei segni
che sulle spalle
si fan piume.

Ha dato vita,
è rinato
sta bene
e sarebbe stato
ma ora è giusto
che stia lontano
e per sempre vicino
perchè questo mare
è troppo mare
per chiamarlo sale.

ott 11, 2018 - Polaroid    Dicevi?

E non si dorme

Sospendendo il turbine
tra l’intenzione del sempre
e l’istanza del dunque
vi è un barbiggio d’essenza
che spesso si diverte
mentre si lamenta
ed è in quell’ora
che smette al cielo la pioggia
l’affanno incontra la novella
e non si dorme
ma si sogna.

set 19, 2018 - Mangianastri, Polaroid    Dicevi?

Luccio di montagna

Spalle al muro
con questo fischio indecente
tra un tasto e l’altro del pianoforte
senza ascoltare un pallone perduto
o un fisico tropicale
non vale.

Raccogliendo mezzi ceffi sopraffini
ed esempi calzanti di perfetti sconosciuti
rugoso d’affetti e tenue negli abbracci
strimpellato d’assenze vocali
e quanti ingenui racconti silenti
ma attenti.

Star così pianti da esser contenti
nel veder le luci abbastanza distanti,
le spalle delle montagne amiche
e le pietre in riva asciugarsi
di quel che fa le giornate corte
in sorte.

Traèrs

Erba che neve del greve
guarda là per le valli
al fieno che le donne rivolta
c’è un cielo a cappello
e un fiore di quel che si sente
senza una valigia che conti
l’esser mica tanto in bolla
vicino al torrente
perduto nel canto dei larici
lasciarsi all’ondeggio
sopra il vento di malga
e vuotarsi il pane d’anima
col salto più alto del guado
mai più lontano del fumo.

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