Piacente al fine arresa
Il perfido affusolato assioma
ostenta da ogni arduo arrocco
la genesi incoerente d’una pena
emblema di una fiamma or fioca,
polvere unica mandante al ruolo:
piacente, tradita e al fine arresa.
Il perfido affusolato assioma
ostenta da ogni arduo arrocco
la genesi incoerente d’una pena
emblema di una fiamma or fioca,
polvere unica mandante al ruolo:
piacente, tradita e al fine arresa.
Arrocca e tintinna,
rifugia e molesta,
rinvia e corteggia.
Stoccafisso di rimpallo,
senza fiato, ligio al litigio,
irriverente da megafono
e venduto al commercio delle fusa.
Sbatte la fronte, arriccia le palpebre,
chiede ad ogni sbalzo di tensione
ed ottiene mormorii di finta persuasione.
Al solco ruota e ingordo,
trono e puleggia,
scarto e ronzio,
inno e arrocco.
Bofonchia, spulcia,
si ribalta e ondeggia.
Resta, ricomincia e s’alza.
Ben venga.
Barbablù pacato,
disteso immobile senza fiato,
contava le ore
raccontandosi pulsazioni,
ritrovandosi nei tagliandi
dei bordelli senza fardelli
e leccandosi ferite
attribuite a salti senza rete.
Muoveva la coda,
giocando tra i rovi e i burloni,
amava le fiere
ma quelle senza distrazioni
e sovente sarcastico
adorava passeggiare muto
nei discorsi da centri sociali
inneggiando diritti
calpestando merde pensierose
soprattutto balcanico
quando trattava d’auto e d’amori.
Sfrigola,
a stento soffice,
prima ammalia
poi ritorce.
Sputasse,
avvolto e parco,
al ridacchio d’ombra
si gonfierebbe di fiamme.
Sbadato,
cortese per vizio,
ossequio e liso,
dal fiore deriso.
Privo e sfitto,
curvo in gambe
e stanco in cornee:
pargolo assuefatto
stracco in razio.
Recidivo bacato,
braccato dal fato,
indugiante a corredo
e badante dissonante
al ritratto sincopato.