ago 11, 2005 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Whisky.

Ho una saetta in testa.
Scolpita, schietta.
Segue per natura la sveltezza di un cammelliere in gobba ad una stella cadente.
C’è un neo: gli vado per fisico dietro.
Perciò soffio e soffierò per tenere la randa.
Nello scorgermi veloce sembrerebbe a te che sbuffo.
E non è.
Non mi chiedi neanche il nome
e nemmeno te lo scordi.
Ci vuol talento per pizzicare le corde
riavvolgerti dentro al mio intestino
sbullarti di me.
Se mi ricordo
è un guaio
se mi atteggio
è un falso in fuga
se ti pronuncio
non sei già più.
Ora fuori tutt’attorno il sole grimaldella le rose secche del nostro terreno smosso
e serve ancora quel rastrello rotto, l’unico pettine concesso al saper incontrarsi.
Anima bella, plagiata al conteggio del fiato tolto alla nostra vicinanza,
maledetta sia la ricerca del nostro contorno,
troppe volte annegata di sbagliati pensieri,
poco esplosa quando d’amore odiavo il rumore
e sangue per carni precotte ai grilli del rancore.

ago 2, 2005 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Sosta vietata.

Batteria, che i numeri pari mi piacciono che c’hanno le olimpiadi, i mondiali.
E poi stop, rosso al verde, pit stop giallo insinua il dubbio che mi tampona d’onda d’urto per non lasciar passare il singulto.
Ehi, estatissimo, come sei caldo d’un caldo da telegiornale, il più caldo senza fiatare: raggiungeremo i quarantagradi in tre ed i novanta in due.
Mi piacciono i numeri pari, hanno mistici e speziali.
Saltare, jumpare, rollare e sbiancare: attaccato alla transenna basta un passo per essere un altro, avere uno scambio, guadagnare il mio canto.
Basterebbe una spinta a questo baldraccone da carillon con la giusta porzione per guadagnarsi una briciola di sopravvivenza.
Ho bisogno.
Di uno sfogo,
di una fuga,
di una via d’uscita a mano tesa.
Altrimenti è grama,
è nebbia,
è scavare in pece nera.
Ho limite,
nel farlo,
quasi fossi in vita
con monetine da disco orario.

lug 29, 2005 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Che storia.
Eh la Storia sarebbe poi quella dell’impicciona che si intrufolava spesso dentro ogni pretesto: e come mai quello e come mai questo e nessuno sapeva darle delle saggezze.
Così vagava, e tutti a farle il coro attorno aspettando lo spettacolo in modo composto e tragico.
Eh la Storia ad un certo qualcheprecisopunto poi si è messa ad accellerare mettendosi un dito fra le labbra e scuotendole come mosse da un vento forza nove effetto Bubba brlurlbrulbuplu sembrava facesse la boccaccia al suo verso dipinto che di sicuro qualcuno avrebbe avvertito ma ci si aspettava il trombone sul finale ed invece finì per esser tutti trombati.
Ma come on, la Storia insegnava, la Storia pretendeva, la Storia dolce scuoteva e noi nel frattempo dietro di corsa per tornare a casa ma la casa più non c’era ed era integrata integralista plurirazziata e razziale perchè questo è lo swing dell’immigrazione, della globalizzazione, dei flussi ovunque dal povero al ricco dall’ormone al testosterone al tester di una bomba ad ore ma come on è notte, abbiamo finito la benzina ed abbiamo entrambi gli occhiali da sole.
Per giove la Storia la Storia è puttana sotto la sottana fa quel che gli pare infondo siamo le formiche di questo bel mondo e se ci bruciano il rifugio farà tutto parte di questo pianeta fatto a pertugio, andiamo e siamo estrapolati un po’ dal tuo sonno come numero primo ridotto a corpo morto.
Shhh la Storia dorme non svegliamola mangiamoci le foglie signore e signori ecco entrare in scena il giudice dalla voce grassa al banco degli imputati la Storia vacca e smorta non c’è confronto la sentenza è piatta la si credeva tonda sul tuo bel facciotto ma purtroppo nulla è certo come disse quel buon figlio quasi al rogo di Galileo.
AhAhaAha scusa se impallidisco dal riso ma guardala dov’è la Storia rinchiusa adesso nella sua cella accusata con sdegno da chi crede di saperne di più di certo ed invece non conosce le vie di fuga di quel signore che sono a disposizione del carnefice racchiuse in un cucchiaio usato per scavare di ognuno il fondo e raccoglierlo in montagnette di dubbi da scalciare in polvere di sogni.
Rolen rolen rolen cavalchiamo questo sole con il culo poggiato sulle cuspidi della Storia come suola verso il tramonto di questo western scotto verso chissà dove, verso un finale migliore, verso l’arpeggio di questa pellicola a spettro di cuore.
lug 23, 2005 - Senza cicatrici    Dicevi?

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Voci.

Voci.
Ovunque.
Ovunque voci negli scaffali sotto i letti dentro alla tazza del cesso persino nello spazzolino disincantate strette nel comodino anche bastarde come le talpe voci perplesse posate sulla polvere del lampadario frugano nel il mio barattolo di miele scaduto fitte nello scarico della lavatrice insite beffarde dietro al freezer su per giù incragnate nelle fughe delle mattonelle piazzate attente attorcigliate nella cornetta del telefono vecchio rotte e stronze sparpagliate di zucchero in zollette voci disattente false amiche distinte troiette versate lascive fra mutande mie e stendipanni assassine formiche pronte alla caccia squoiate mentre faccio la cacca assorte da calli e amiche forbicine zozze impudiche a rigor memoria dei miei discorsi masturbi e dense come lenze all’amo di un’ amore bolso come larve riprodotte da un attore porno voci sempre croci di madrigali ebeti ed afoni che sanno come svegliarmi conoscono la nicchia nel mio letto puzzano di sudore verniciato fresco e godono al mio urlo mostrando silenzio di falso rispetto.
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