feb 10, 2005 - Senza cicatrici    Dicevi?

>

E’ un anno già.

E’ un anno già.

Gli occhiali scuri
pesati sui dieci anni di una bimba;
in blu le rose nenie in nuda terra
e un ricamo fioriva i tarli del rovere.

Rilegato l’hanno lasciato in ultimo riposo
ma prima dell’ultimo taglio sul petto
l’anima n’è uscita e mi si è cucita addosso.

Sosteneva
di camminare sempre ritto
lo chiamavano Signore
in aggettivo Distinto
sapeva
di quell’inchiostro da me ora scritto
raccontava
d’allargare mani per raccoglierne sorrisi
su altri visi
ed il suo
fui io
l’ultimo ricordo che vide.

Nadit è la mancanza
da te celeste.

gen 28, 2005 - Senza cicatrici    Dicevi?

>

M’involucro d’involuto

M’involucro d’involuto.
Aiuto.
Sono un uomo insoluto.
Stolto e infilzato in un involtino sempre più smorto.
Di me voglio un risorto senza il sostegno di due pali incrociati nel legno.
Ho smarrito il mio tempo scivolando via lento dal greto del mio secco credo nel vengo.
Non più certo fra l’incerto non so più cosa cerco.
Sto attento solo alle calorie del vento.
Che mai io sia raffermo, almeno quello.
Imbandito al traino del carretto mi piego al nervo di cui non provo sdegno.
Serve anche questo, sai, per vivere onesto.
E servo.
gen 19, 2005 - Senza cicatrici    Dicevi?

>

Mio padre oggi arriva che neanche è l’una.

Mio padre oggi arriva che neanche è l’una.

Mi trova seduto nella poltrona nuova davanti alla scrivania nuova del mio negozio nuovo ad addentare un panino al crudo. Stantito.

Nelle narici la plastica si fonde al grasso del bordo dell’affettato che lascio sul legno del trenta percento% dell’acconto della scrivania che ho in parte pagato.

Sabato alzerò la saracinesca che per ora nasconde le vetrofanie nuove e gli schermi al plasma che accoglieranno nuovi ordini in bit tradotti in merce da discount informatico.

Sulla vetrina mercoledì scorso avevo affisso un cartello con su scritto ‘stiamo arrivando’ e la sera avevo scelto quale antifurto avrei istallato due giorni dopo.

Nel mezzo l’epifania di giove mi svegliava di primo mattino con la voce del padrone che diceva:’hanno tentato di entrare’ e già confermava quel che era.

Le sirene dei cellulari a distanza di pochi passi portavano caschi a tifare Atalanta-Fiorentina ed io attendevo in questura il comandante per appuntare la mia prima denuncia di furto ancora prima della mia prima vendita.

Entrati dal retro, tagliato la griglia, sfondato la finestra, asportato del materiale tennologico.

Tecnologico, comandante, con la c.

Sulla vetrina venerdì scorso ho affisso un cartello con su scritto:’ci hanno preceduto’.

Subito dopo hanno finalmente montato l’antifurto ma nessuna delle sue opzioni elimina tutt’ora le mie insonnie.

Così oggi mio padre arriva che neanche è l’una.

Lascio il pranzo stantito accanto alla bottiglia d’ acqua e lo accompagno sul retro.

Lui parcheggia il camioncino e scarichiamo la nuova grata di protezione.

Assorbe lo scasso, bestemmia in razziale.

Sto attento, non voglio sporcarmi e maneggio il ferro con cura per non rovinare il maglione.

Il bomber di papà se ne frega ed appoggia la ruggine sopra la polvere che rende grigi i suoi capelli.

Assieme la fissiamo davanti alla finestra e facciamo leva in un unico punto accavallandoci le mani.

Le sberle di mio padre facevano male.

Le estati in cantiere non erano il centro ricreativo in attesa di quale scuola superiore scegliere.

La mia fame di scrittura, diceva, non porterà mai a casa il pane.

Ed in fondo, quella era la sua casa e finchè stavo sotto quel tetto. Perciò.

Poi l’indipendenza, l’uscita fredda a ricordare i silenzi apparecchiati nelle tavole della mia crescita ed una lacrima che mi sarei aspettata materna ed invece.

Se ti serve qualcosa, Mike.

Non mi serve niente, Papà.

Ma

grazie

grazie di avermelo chiesto.

gen 10, 2005 - Senza cicatrici    Dicevi?

>

Il primo risveglio.
Se non fosse per via delle sue fusa sarebbe un semplice sonno equidistante dal mondo e dal sogno ed invece quel musetto si accompagna sempre a quel sottofondo persistente ed allora che fai?

Osservi, dalla tua vista posata sul fianco sinistro tu guardi.

E mai ti stancheresti.

A volte capita che si rigiri all’improvviso e sorrida: quando due circostanze così avvengono insieme puoi anche scordarti la bellezza di una stella cadente.

Sei già infinitamente più in alto della volta celeste.

Silenzio.

Parla.

Ricorda sottovoce paure da sole oppure lei urla repressioni svelate dal buio.

Emerge una sua doppia se stessa sfuggevole alle persone di cui si circonda nel solito incedere.

A me è concesso di sapere le loro stesse cose, ma di saperle vere.

Dormisse con un estraneo questo fuggirebbe in cerca di sicurezze in esorcismo sgretolate, ma per me che ne sono il custode da sempre ogni timore urlato infranto dalla notte in quiete è tesoro da tramandare al mattino seguente, quando coscienti sono le sue labbra e forte è il suo abbraccio.

Ed allora l’intima distanza fra le lenzuola si modella fra le movenze del risveglio e tenta di incidere il suo segno destinato ad essere slavato dal percorso del giorno.

Riavvolgeremo la nostra tela in attesa di ritrovarci di nuovo insieme al calare della sera.

Avremo per certo ostacoli da elastico prima del pranzo ed inquietanti tentazioni da omuncoli prima del crepuscolo ma quando saremo di nuovo uno tutto questo sarà stato solo dilemma e spergiuro.

Perché animali sbatteremo le nostre code di paglia tra volontà in salsa di samba e fiducia da attingere all’evacuo sentimentale delle nostre latrine ma essendo anche anime uniche in barattoli di carne allora sapremo trascendere ed insieme accrescere in cerca di un futuro dove dare di nuovo vita all’uno.

Così continua qui attorno da sempre e per sempre in mille maniere diverse.

Ognuno è in cerca del suo futuro, palombaro del presente.

Per quanto mi riguarda mi dorme accanto e fa le fusa, il mio essere.
dic 31, 2004 - Senza cicatrici    Dicevi?

>

La portinaia.


La portinaia del mio emisfero destro mi sofferma questa mattina al limitare delle scale con un banale nuovo annuale pretesto.

Mi richiede un parere di quel che ne penso sui cesti delle banane in testa alle meretrici anziane che ogni giorno scavano un solco dentro il piazzale antistante il nostro borgo.

Alchè non mi sorprendo: ogni volta che scatta una molla lei è sempre pronta ad ingrassare l’ingiuria con lo spergiuro e anzi ritiene sia nobile causa a favore di mondo accrescere il perpetuo parlando su per giù del sempre mai antiquato augello.

Solo che per un abbaglio stavolta ho visto dal parlamento del mio emisfero sinistro giungere in coro una sola protesta di sdegno in culo al culturale: è mai possibile, mi si chiede infido e infine, dovere alitare costante fra il mare e il dire da che mondo è tondo per ciò per cui si è procreati al fine?

Perpetua in natura avrà certo l’inconscio di non rendersene conto ma ci sarà pure un controllo che cancelli quel che sembra un difetto: agire costantemente sotto l’impulso del sesso.

Offesa al sapere, ingiuria d’arte e clichè antistress sopravvivono e ripopolano certo ma nel mezzo, sacramento, nel mezzo non dovrebbe esserci un po’ di sano riappropriamento del gusto unico nascosto diverso ed in diversa misura in ogni noi stesso?

Calamitante fra poli opposti resto nel centro di questo personale universo e mano al mento m’interrogo ponderando se son questo o son quello.

E non ne esco.
Pagine:«1...78798081828384...111»